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Abbiategrasso, tutto esaurito per la serata sull’ospedale Cantù. ‘Il Pronto Soccorso? Da riaprire, senza se e senza ma’

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ABBIATEGRASSO – Solo posti in piedi e oltre 180 presenti alla serata sul Pronto Soccorso dell’ospedale di Abbiategrasso organizzata dal Movimento per i diritti del cittadino malato. E la conferma, se ce ne fosse bisogno, che il tema della riapertura del Ps è nodale non sono nel dibattito politico ed elettorale, ma per una grande parte dei cittadini abbiatensi.

Ha esordito Marco Bessi, componente storico del Movimento, ricordando le oltre 10mila firme raccolta per chiedere la riapertura del Pronto Soccorso.

La moderazione è stata affidata a Daniele Del Ben, sindaco di Rosate e consigliere metropolitano. “L’ospedale Cantù ha 135 anni di storia e non può essere depotenziato. E’ un presidio fondamentale per Abbiategrasso e per 15 Comuni dell’area”, ha aggiunto Bessi, “sparsi su un territorio di oltre 200 km quadrati. Il Piano strategico delinea un ospedale molto depotenziato rispetto ad ora. Abbiamo invitato i candidati sindaci per chiedere loro di assumere l’impegno forte di chiedere la riapertura del Ps del Cantù”, ha concluso.

 

 

 

Daniele Del Ben ha aggiunto che l’obiettivo è “capire cosa accadrà in futuro e cosa ne pensano i candidati”. Presenti tra il pubblico anche diversi sindaci dell’Abbiatense. Al momento, il Pronto Soccorso è chiuso nelle ore notturne dall’11 dicembre 2016, con una comunicazione arrivata pochi giorni prima. A febbraio i sindaci incontrarono un dirigente di Regione Lombardia, a cui tutti chiesero un Pronto Soccorso sicuro e un ospedale NON depotenziato. Poi  è arrivata la mozione del consigliere regionale Altitonante (non presente alla serata, fatto che ha suscitato lo stupore degli organizzatori). La mozione è stata a quel punto rinviata alla Commissione Sanità, a cui  i sindaci hanno chiesto un’audizione. “Terremo insomma viva l’attenzione sul tema”.

La parola è quindi passata al consigliere regionale Mario Mantovani. “Assieme a molte persone presenti questa sera abbiamo inaugurato scuole e dotazioni ospedaliere del ‘Cantù’. Grazie per l’invito, parlare di diritto alla salute è fondamentale: la politica sanitaria compete agli assessori regionali. Abbiategrasso vive la campagna elettorale, ed è l’occasione per partecipare alla difesa della propria città. Sono qui per parlare di ospedale, non di partiti o schieramenti. Ho passato 9 anni al parlamento europeo e visitato i più grandi ospedali del mondo. Mi sono dimesso da senatore e scelto di fare l’assessore alla Salute. Ho avuto qualche dissenso sulla riforma sanitaria, pensavo si potesse fare meglio. Non mi spaventano le scelte e i cambiamenti: ho chiuso 3 punti nascita, da assessore regionale. Scelte fatte ragionando assieme ai sindaci dei territori. Sono intervenuto per Abbiategrasso come consigliere della Regione, e mi batterò nelle sedi opportune. Per una città che ha 10mila abitanti in più di Magenta, se poi si considera il bacino d’utenza e gli oltre 80mila cittadini. L’8 aprile 2016, sul quotidiano Il Giorno si parlava già dell’ipotesi di chiusura serale del Ps. Quindi non si può far ricadere la colpa su Giulio Gallera: a fronte di queste affermazioni, ci si sarebbe dovuti muovere. Se fossi stato assessore, comunque il Ps di Abbiategrasso non avrebbe chiuso. Cuggiono ha chiuso il Ps quando NON ero assessore. La battaglia la farò perché il Ps di Abbiategrasso è stato chiuso senza coinvolgimento degli attori istituzionali, mentre nel caso di Cuggiono Carla Dotti seppe condividere quella decisione. Subentrano anche storie di intere generazioni: questo ospedale è frutto di donazioni, come per Magenta e Cuggiono. Si tratta di ospedali la cui storia è profondamente radicata nel tessuto cittadino e comunitario. Addossare responsabilità all’assessore regionale è fuori luogo. Ma siccome il costo per tenere aperto il Ps abbiatense- su un bilancio di 700 milioni di euro dell’azienda sanitaria- non è per nulla eccessivo, questa scelta non ha avuto alcuna ragione cogente. Varrà pure la pena di spendere 300 o 400mila euro in più. Il Ps di Magenta, che ho visitato di notte disponendo subito dopo un finanziamento di oltre 4 milioni di euro (c’erano 21 bambini  nel reparto Pediatrico e  moltissime persone in attesa tra gli adulti), è stato adeguato. Per Abbiategrasso abbiamo speso 28 milioni di euro per dotarlo di sale operatorie e strutture di ultima generazione. Certo che se togliamo anestesisti ed altri specialisti, poi diventa difficile mantenere certe strutture. Finché Abbiategrasso manterrà Chirurgia, Cardiologia ed altri reparti analoghi dovrà anche avere un Ps aperto 24 ore. Peraltro, nelle disponibilità dell’assessore al momento non ci sono le disponibilità finanziarie degli scorsi anni. Ovviamente, anche i primari in pensione e il personale infermieristico- una volta pensionato- va ricambiato. Tocca ANCHE alla conferenza dei sindaci, cui tocca alzare la voce. Concludo dicendo che cercherò di convincere i miei colleghi, auspico che anche Lega, Pd e 5 Stelle ci seguano. Impegnando gli amministratori del futuro a riaprire il Ps del Cantù, perché se chiudiamo Abbiategrasso ce ne sarebbero altri 15 da chiudere. E se ci muoveremo compattamente, sono certo che otterremo il risultato e faremo valere i 30 milioni investiti. Senza togliere altri pezzi importanti ai cittadini di Abbiategrasso. Io ci sono”. 

A seguire il consigliere regionale Carlo Borghetti (Pd), secondo cui “a livello di scelte, la riforma approvata in Regione ha originato diversi problemi di gestione. Vedo uno spostamento di risorse dal settore pubblico a quello privato: non ho nessuna contrarietà alle strutture private, ma prima bisogna pensare agli ospedali pubblici. E quindi servono risorse. Vi invito a guardare al futuro del vostro ospedale: avete molti reparti, servono risorse per farli vivere e funzionare appieno. In termini di ricoveri, peraltro, dal 2013 al 2015 Abbiategrasso ha tenuto meglio degli altri ospedali quanto a numeri. Serve pertanto un vero rilancio. Apprezzo che Mantovani ammetta con fair play che la riforma non sta funzionando appieno; è interesse dell’Azienda Sanitaria che Abbiategrasso possa mantenere i livelli raggiunti. Quindi l’Azienda reinvesta sul Cantù e consenta la riapertura del Ps, e torniamo a sostenere il settore pubblico: non esistono solo i bilanci. Possiamo inoltre giocare la carta dell’integrazione con l’istituto Golgi, e dentro il rilancio dell’ospedale ci sta la riapertura del Ps, purché la politica cambi orientamento e direzione. Avete il merito di esserci, come comunità, e meritate che la Regione vi dia ascolto”.

E’ intervenuto anche il dottor Giampiero Montecchio, presidente dell’associazione medici dell’Abbiatense. “Vi parlo da medico ma soprattutto da cittadino. L’utenza deve poter vivere la struttura, e che la struttura non sia in decadenza. Non ci dev’essere la percezione di un ospedale di serie B. Viviamo una realtà territoriale dove la rete dei servizi socio assistenziali è di altissimo livello. Abbiamo cure intermedie, riabilitazione, centri di ricerca, l’Hospice. E l’ospedale è sempre stato il perno di questa rete. Ed è per questo che non basta un ospedale che si occupi solo di cronicità, quindi serve un Ps che funzioni di giorno e di notte, che consenta ai medici di lavorare in sicurezza. Il nostro PS non è un dipartimento d’urgenza, ma un Ps vero e proprio. Una colica renale notturna, a Ps chiuso, mi costringe ad andare a Magenta dove quanto meno rimarrò per 4 o 5 ore. Riprendo poi quanto detto da Mario Mantovani: quanto vale una vita? Sono considerazioni che vanno fatte”.

 

 

 

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