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Abbiategrasso senza Memoria per il Ricordo di foibe ed esodo: Nai parla ‘sottovoce’

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ABBIATEGRASSO –   «Ogni volta che affiora, in un modo o nell’altro, la quistione della lingua, significa che si sta imponendo una serie di altri problemi: la formazione e l’allargamento della classe dirigente, la necessità di stabilire rapporti più intimi e sicuri tra i gruppi dirigenti e la massa popolare-nazionale, cioè di riorganizzare l’egemonia culturale». L’egemonia culturale, quindi, sta a indicare che, attraverso la capacità di orientare la mentalità, l’elaborazione simbolica, gli stili di vita e i linguaggi della «massa popolare-nazionale», «i gruppi dirigenti» stabiliscono «rapporti più intimi» con essa. In altre parole, consolidano e stabilizzano la loro supremazia. L’egemonia culturale è dunque il sistema arterioso dell’egemonia politica, ma ne è solo un aspetto, anche se imprescindibile.

Antonio Gramsci ha codificato, nel secolo scorso, una delle più grandi invenzioni politico-culturali destinate a incidere su almeno mezzo secolo (e oltre) di storia italiana. La cosiddetta egemonia, di fatto, permise al Partito Comunista di innervare le branchie ‘pensanti’ della società per costruire il terreno fertile su cui innestare idee e sensibilità.

Fu un’intuizione straordinaria, tanto che sul finire degli anni Settanta i pensatori più avanzati della destra politica e culturale (Marco Tarchi, Alain De Benoist) parlarono della necessità di un ‘gramscismo di destra’.

Ora voi vi chiederete cosa c’entri Gramsci con Abbiategrasso e quanto successo nel corso degli ultimi giorni, ma se ci pensate le due cose sono strettamente legate.

Cosa impedisce, infatti, ad una Amministrazione di centrodestra di dimenticare bellamente o quasi del tutto (e non basterà certo la lettera del sindaco Nai alle scuole, di cui abbiamo avuto notizia poche ore fa) la tragedia delle foibe e dell’esodo. Cagionando a istriani, giuliani e dalmati una nuova ferita, dopo gli sputi e la derisione che ricevevano alle stazioni ferroviaria dove transitavano dopo essere stati cacciati (era il ‘comitato accoglienza’ di parte dei comunisti italiani) o il silenzio complice dei libri di storia.

Abbiategrasso ha un centrodestra culturalmente arrendevole, pur esprimendo forse il sindaco con la più elevata conoscenza della storia contemporanea, essendone appassionato e studioso.

Ma se a Cesare Nai NON manca il coraggio di bollare come deprecabili e fallimentari le ‘primavere arabe’ foraggiate dagli Usa di Barack Obama illo tempore, sfidando in questo caso il ‘mainstream’ e il deprecabile conformismo specioso di certa pubblicistica (e di molto giornalismo), su foibe ed esodo- dopo la sacrosanta rampogna di Fratelli d’Italia, partito che non è presente in giunta né in Consiglio- il primo cittadino produce una lettera timida timida e NON organizza niente a livello pubblico. Niente di niente, vuoto assoluto e pneumatico.

Neppure una Messa. Robecco, Vanzanghello, Turbigo, Magenta, Corbetta e centinaia di altri Comuni MENO importanti di Abbiategrasso NON HANNO ESITATO AD ORGANIZZARE MOMENTI PUBBLICI DI RICORDO E CONDIVISIONE IDEALE DEL DRAMMA, PERALTRO RICONOSCIUTO DA LEGGE DELLO STATO.

E non sono bastate neppure le parole del Presidente Sergio Mattarella, che ha messo in guardia dal rischio del negazionismo o di chi cerca e ha cercato di sminuire questo dramma italiano.

Invece no. Abbiategrasso organizza (E GIUSTAMENTE) una fitta serie di appuntamenti per il Giorno della Memoria, coinvolgendo scuole, associazioni e cittadini. Ma per il Ricordo soltanto silenzio. Nessun partito,e  nessun assessore della maggioranza in carica, si è ad oggi espresso. Il solo Flavio Lovati, ieri mattina, ha fatto capolino alla cerimonia organizzata da Fdi (come partito) nel parco dove Bià ricorda foibe ed esodo.

Eccolo, il punto più basso della giunta Nai e del centrodestra. Non è adottare un piano commerciale, un parco o altro che dir si voglia. E’ derogare, rinunciare, dimenticare i principi fondanti per chi fa politica, i valori, le idee, le idealità e le sensibilità. E se questi ‘asset’ fondamentali vengono meno, come anche il parziale disconoscimento di una Legge dello Stato, allora la politica si riduce a chiacchiericcio, affari e progetti senz’anima. Dove s’insidia la tentazione del compromesso, del tornaconto personale, dell’ambizione slegata da un progetto organico di Governo della comunità locale.

E che tutto ciò succeda ad Abbiategrasso, e succeda nel cuore del quinquennato di Cesare Nai, produce in chi scrive e si firma in calce un sentimento di profonda tristezza. Profondissima, mista a delusione.

Aveva tristemente ragione, otto anni fa, il geniale vignettista Alfio Krancici. Se esuli ed infoibati dovessero chiedersi cosa si dice di loro ad Abbiategrasso, dovremmo rispondere loro con vergognosa mestizia. Nai parla sottovoce.

Fabrizio Provera

 

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