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Abbiategrasso, pari o dispari? Scarcerata la banda che riciclava i soldi al casinò, mancavano le pagine pari dell’ordinanza

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ABBIATEGRASSO Sono stati tutti scarcerati gli appartenenti ad una banda di Abbiategrasso che era stata smantellata due settimane fa dalla Polizia Postale di Milano al termine di accurate indagini. I reati che erano stati loro contestati andavano dalla frode informatica, all’appropriazione indebita, al furto di assegni, ai falsi matrimoni. Tre ordinanze, di cui due di custodia cautelare in carcere e un obbligo di dimora, sono state annullate dal tribunale del riesame. Alla base di tutto un vizio di forma che ha dell’incredibile.

In sostanza il fascicolo arrivato sul tavolo del giudice era mancante di tutte le pagine pari. Sembra incredibile che, nell’ambito dell’organizzazione della giustizia, possano essere commessi errori simili che rischiano di pregiudicare il buon esito delle indagini. “Non è stato solo quest’elemento che ha portato alla scarcerazione dei miei assistiti – precisa l’avvocato difensore Roberto Grittini – ma anche la non sussistenza di gravi indizi di colpevolezza indicati”. Resterà da capire quali sono i gravi indizi che, secondo il riesame sono da considerare deboli e insussistenti. La banda era composta da una donna di 36 anni di Abbiategrasso che era riuscita a farsi assumere da uno studio di commercialisti a Milano. Durante l’orario di lavoro era stata in grado, secondo gli investigatori, di trasferire somme ingenti su altri conti correnti aperti da un complice di 44 anni. Un uomo morto per cause naturali proprio nei giorni in cui venivano notificate le ordinanze.

L’uomo aveva aperto 4 conti correnti presso la filiale magentina di Posate Italiane, presso la filiale di Robecco sul Naviglio della BPM e presso Banca Sella e Banca Intesa. La Polizia Postale, tramite indagini informatiche, ha accertato che gli accessi al servizio di home banking erano avvenuti all’interno dello studio di commercialisti di Milano dove lavorava la ragazza di 36 anni. Secondo gli investigatori l’organizzazione truffaldina, composta anche da una donna di 60 anni, vedeva al vertice di tutto un uomo di 40 anni considerato il manovratore. Il totale complessivo delle somme distratte ammontava ad oltre duecentomila euro.

Denaro che veniva riciclato nei casinò di Sanremo e Venezia. Erano stati organizzati anche dei finti matrimoni alla base dei quali c’era un uomo di origini straniere. La donna di 36 anni e l’uomo di 40 di Abbiategrasso erano stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, mentre l’altra donna aveva solo l’obbligo di dimora. Dopo la decisione del tribunale del riesame sono stati rimessi tutti in libertà.

 

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