Quando muore un barista, quelli come noi- che passerebbero tutta la propria vita o quasi davanti a un bancone, unico posto al mondo dove magicamente grandezza, miseria, felicità , tristezza, gioia, euforia, rammarico, rimpianto, sogno realtà si uniscono in una miscela unica ed alchemica- s’alzano in piedi, reggono il calice, fanno silenzio e pensano- o dicono- le stesse parole che Athos Benassi, il ‘Freccia’ di Radiofreccia, ossia Stefano Accorsi, dice davanti alla tomba del padre.
Ossia, saluti dal bar.
Oggi tocca ripeterle, con indicibile mestizia, per un ragazzo di 53 anni, Teo Venegoni, che anni fa ha lavorato come ‘direttore del Bar Castello. Ed è con le parole di Pier Strazzeri, titolare ed anima del Castello, che glielo diciamo. Ancora una volta, col calice colmo di tristezza. Perché l’uomo vede, ma a volte non comprende.
Anche chi sta (sempre, o quasi) davanti al bancone di un bar. Capace di vedere molte più cose di quelli che dai bar ci passano solo frettolosamente.
Perché non sanno che le verità in fondo al bicchiere sono semplicemente irrintracciabili, in qualsiasi (altra) parte del mondo terreno. Poi, sul cosa e come ci sia di Là , neppure un bar è in grado di spiegarlo. Ma di coglierlo, o presagirlo, forse sì.
E allora…. Ciao Teo. Saluti dal bar.
F.P.