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Dall'archivio:

Abbiategrasso: il cuore grande (e l’ottimo risotto…) di Maurizio Biraghi, quella volta che salvò dal fallimento un collega che…

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

 

ABBIATEGRASSO – Parliamo sempre e scriviamo spesso di fregnacce (chi scrive, per primo) e ci dimentichiamo troppo spesso delle cose che varrebbe la pena di dire.

Oggi, prendendo a spunto la recente premiazione del concorso indetto in occasione di Abbiategusto, vogliamo parlarvi di un fatto che nessuno conosce, un gesto che descrive il personaggio molto meglio delle parole.

Lui è Maurizio Biraghi,  sulla sessantina poco più, quasi 45 anni passati dietro banconi di macellerie e gastronomie (per anni, a Buccinasco, creò una sorta di Peck in versione provinciale), inventore della Commenda di Morimondo con la inseparabile moglie Cinzia Marmondi, più di 20 anni fa; quindi al timone dell’osteria Sant’Antonio, sempre nella splendida Morimondo, e oggi sulla tolda della Croce di Malta, a fianco del castello di Bià.

Allora, siccome se non lo scriviamo ga rumpa sicurament i ball,  vi diremo che il Maurizio (al sa ciama inscì, anteponendo l’articolo, segno di lombardismo…) ha vinto il concorso di Abbiategusto col ‘Risutin del Tisin’, cosa che ha molto inorgoglito lui e consorte (il Maurizio l’è fai insci, par che al ga interesa no, ma al ga pias..), ma può essere una sorpresa per tutti fuorché noi, che a quelle tavole sediamo da anni. Del resto, se porti una femmina di sangue caldo dal Biraghi, di certo non sfigurerai. 

Avete mai mangiato il suo risotto ‘con oss buss’? No? E cosa ci fate, ancora lì?

Ma la storia che vogliamo raccontarvi è un’altra. Parliamo di 8, 9 anni fa. Il Maurizio in quei mesi sta progettando di aprire un nuovo locale, si sta riposando. A Varese c’è un ristoratore importante, ma in difficoltà, che deve organizzare un banchetto per la figlia di un Ministro della Repubblica in carica.

Gli servono alcuni piatti e tovaglie che Maurizio ha in dotazione, ma soprattutto il suo aiuto in cucina e  quello di altri 4 cuochi che diano una mano; gli invitati sono 250, tutti importanti, non bisogna sfigurare. ll lavoro è tanto, non si può sgarrare.

Il Maurizio dice sì. Noleggia un furgone, carica tutte le vettovaglie, piatti e bicchieri, i cuochi, prende il suo Mercedes e si dirige nel castello scelto per la cerimonia.

E’ un sabato. Si lavora dalle 8 del mattino alle 3 di notte, ininterrottamente.

Maurizio saluta Antonio, l’amico ristoratore.

‘Maurizio grazie, lunedì faccio i conti, poi pago te e i ragazzi’

‘Preocupas no, ciao’.

Stremato, il Biraghi torna a casa.

Il martedì successivo, imbarazzato, l’amico lo chiama.

‘Maurizio, ho fatto male i conti: sono sotto di migliaia di euro, dammi qualche giorno e poi sistemo tutto, anche coi ragazzi’.

‘Preocupas no, ciao’.

Il giorno successivo Maurizio Biraghi regola tutti i conti con i 4 aiuti, di tasca sua.

Non chiederà neppure 1 euro al collega, che se avesse dovuto pagare anche lui sarebbe andato verso il definitivo crollo. Tra apparecchiature, noleggio mezzi, il lavoro di 5 professionisti per 17 ore il costo sarebbe stato di parecchie migliaia di euro. Soldi che il cuore grande di Maurizio Biraghi concede senza esitazione (anche se neppure ‘richiesto’) all’amico.

Non gliene ha mai fatto cenno, l’argomento è stato sepolto per sempre, archiviato.

Come quando, a fine serata, il Maurizio Biraghi stringe gli occhi, sorride, guarda la notte filtrata dal castello Visconteo e chiude porte e cucina. Anche oggi un altro giorno. E anche domani, sotto la  sua  coltre di apparente  scorbutico, il cuore del Biraghi continuerà a battere. Come quella volta che, per aiutare una coppia di ragazzi che aveva aperto un ristorante ad Abbiategrasso, con le immancabili fatiche degli inizi, il Biraghi e signora per sostenerli in un frangente tradizionalmente delicato  cominciarono a mandar loro clienti a iosa. Fino a che il locale rimase in piedi da solo, ed anzi continuò a crescere senza sosta. Ma questa è un’altra storia..

Fab. Pro.

 

 

 

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