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Abbiategrasso, Finiguerra riparte da 5.711. E adesso? Sfoglia la margherita..

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ABBIATEGRASSO – Se più di 10mila voti di preferenza non valsero l’ingresso al Parlamento Europeo nel 2014 nella lista Tsipras, che superò lo sbarramento eleggendo Moni Ovadia, i 5.711 voti raccolti da Domenico Finiguerra il 26 maggio per Europa Verde, partito che ha preso poco più della metà dei voti di Tsipras (il 2.3%), ne fanno di certo uno dei leader ambientalisti e civici più popolari in Lombardia e al Nord.

Come sempre, quando si parla di politica, il nodo a questo punto è capire come capitalizzerà questa indiscussa mole di consenso personale che tuttavia è valsa un nuovo stop, per quanto si tratti di una sconfitta parziale, perché se i Verdi non hanno ottenuto gli exploit di Francia, Germania ed altre nazioni europee, di certo sono usciti da un isolamento politico e mediatico.

E adesso? Intanto ieri sera, nel consueto sondaggio settimanale di Enrico Mentana su La7, i Verdi sono già passati al 2.6%. E questo dato, unito alla molto probabile ‘estensione’ dell’agenda ambientalista nel futuro prossimo, apre scenari interessanti.

La legge elettorale approvata in Italia nell’ottobre 2017 e ribattezzata ‘Rosatellum bis’ prevede infatti una soglia di sbarramento nella quota proporzionale pari al 3% su base nazionale, sia al Senato che alla Camera, con l’eccezione delle liste relative alle minoranze linguistiche per le quali la soglia è al 20% nella regione di riferimento. In aggiunta alla soglia del 3%, è prevista anche una soglia del 10% per le coalizioni (in tal caso però almeno una lista deve aver superato il 3%, mentre una lista che raggiunge il 3% all’interno di una coalizione sotto il 10% è ammessa comunque al riparto).

Se quindi i Verdi diventassero una forza da 3% si aprirebbero per loro, se coalizzati, le porte del Parlamento. E Finiguerra, in tal caso, sarebbe certamente uno degli esponenti di punta dei Verdi in Lombardia.

Quanto ad Abbiategrasso, e alle prossime Comunali in calendario salvo imprevisti nel lontano 2022, è troppo presto per ipotizzare scenari plausibili. Una sola cosa è certa: la ritrovata ‘matrice politica’ polarizza assai il perimetro elettorale di Finiguerra, che per ritentare la quasi clamorosa vittoria del 2017 dovrebbe probabilmente e/o forzatamente allearsi. Già, ma con chi? Con l’ex sodale No Tang Luigi Tarantola? Coi 5 Stelle (assai difficile)? Oppure col Pd di un Lele Granziero che appare piuttosto insofferente a certi schematismi cittadini? Parrebbe impossibile. Ma la politica è giustappunto arte del possibile. E inoltre, come disse sapientemente Nicolò Machiavelli, ‘governare è far credere’.

Anche allearsi.

Fab. Pro.

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