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Dall'archivio:

Abbiategrasso, dopo l’archiviazione Ebe Pagliari scrive alla Procura: “Non vi preoccupa che degli assassini siano liberi di circolare?”

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ABBIATEGRASSO Dopo l’amarezza dell’archiviazione Ebe Pagliari prende carta e penna e scrive alla Procura di Milano. “Ci sono degli assassini liberi di girare – dice la donna – hanno ucciso mio figlio e possono farlo ancora. Possibile che non sorga questa preoccupazione?”. La morte di Marco Perini avvenuta l’11 maggio del 2000 ad Abbiategrasso, al confine con le campagne di Ozzero, ha sconvolto la vita della mamma che si è dedicata anima e corpo alla ricerca della verità. Fin dall’inizio però si è capito che gli investigatori stavano commettendo troppi errori che hanno reso sempre più difficile arrivare alla verità. Le indagini hanno subito una svolta clamorosa grazie alle rivelazioni di una donna nomade che ha indicato, come presunti autori del delitto, due parenti. Oltre ad un terzo, morto pochi anni fa per tumore.

“Le dichiarazioni di quella donna nei confronti dei presunti assassini devono essere chiarite. Certo, sono passati 21 anni dall’omicidio ed è tutto più difficile. Sono convinta che quella persona non ha detto tutto. C’è dell’altro e spero proprio che lo si scopra”. È proprio questa la domanda che sta tormentando Ebe Pagliari. Perché quella ragazza ha taciuto nonostante avesse appreso del delitto già nel 2005 su indicazione della sorellastra? Si è detto che lo avrebbe fatto per difendere il fratello da un possibile coinvolgimento. Una volta morto ha parlato. Ma le sue dichiarazioni non convincono del tutto Ebe Pagliari. “Non si arriva a premeditare l’assassinio di una persona per degli screzi banali – aggiunge – si è parlato di gatti o di altre piccole cose che non riescono a convincermi”. E così oggi, dopo l’archiviazione, ci troviamo nel punto in cui i due sospettati, originari della Bosnia Erzegovina, non verranno cercati. Non verranno svolti approfondimenti, ma solo se verranno identificati durante un controllo casuale il caso verrà riaperto. Ebe Pagliari però non ha intenzione di fermarsi. Forse un’altra persona avrebbe mollato il colpo. Avrebbe chiuso gli occhi di fronte agli sbagli e si sarebbe messa il cuore in pace pensando che era destino che gli assassini svanissero nel nulla. Ma non lei.

“Non pensavano certo fossi andata avanti per arrivare fino a questo punto – ha detto – Persone che si sono occupate delle ricerche nelle prime settimane dalla scomparsa di mio figlio, possono testimoniare come sono state condotte. Ma non voglio denigrare nessuno, voglio solo che si continui a lavorare. Agli assassini e a quelli che non hanno rispettato i propri doveri dico solo una cosa: ‘La vita prima o poi, vi presenterà il conto’”.

STUDIO SALLYOzzero – I luoghi del delitto di Marco Perininella foto Ebe Pagliari mostra la foto del figlio ucciso nel 2000foto Roberto Garavaglia – Studio Sally

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