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Abbiategrasso, baby gang: tutti messi alla prova, condannati i due latitanti

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ABBIATEGRASSO –  L’iter giudiziario si è concluso. Il Tribunale per i Minorenni di Milano ha sentenziato in merito alla baby gang, che lo scorso anno si è resa protagonista nella città di Abbiategrasso di numerosi reati commessi, soprattutto, ai danni di coetanei. Il giudice Anna Poli ha leggermente ridotto, abbassandole di un anno, le pene richieste dal pubblico ministero. E così due ragazzi tuttora latitanti sono stati condannati alla pena di 3 anni e 10 mesi e 2 anni e 10 mesi. Si tratta dei due casi più gravi. Ragazzi che, per due volte erano stati messi in comunità dalla quale si sono successivamente allontanati, aggravando notevolmente la loro posizione.

Per gli altri ragazzi, tutti minorenni all’epoca dei fatti e la maggior parte di loro ancora sotto i 18 anni di età, il giudice ha optato per la messa alla prova. Alcuni sono già sottoposti a questa misura alternativa, altri cominceranno nel mese di novembre. “Si tratta di una sentenza che ci aspettavamo – ha commentato l’avvocato Roberto Grittini che ha difeso tre componenti della banda, compresi i due latitanti – ci troviamo di fronte a situazioni in cui il diritto preferisce optare per la rieducazione e il reinserimento di ragazzi che, forse, non hanno compreso la gravità delle loro azioni”. In quest’ottica va letta la decisione del Tribunale. I ragazzi, in tutto nove, nel mese di marzo di quest’anno erano stati raggiunti da provvedimenti cautelari emessi dall’autorità giudiziaria per i reati di rapina, estorsione e lesioni personali. Alcuni finirono nel carcere minorile Cesare Beccaria di Milano, altri passarono in comunità. L’ordinanza notificata dai carabinieri della stazione di Abbiategrasso che seguirono le indagini parò di episodi di particolare violenza. Reati commessi con ferocia da parte di un gruppo che agiva come un vero e proprio branco.

La banda agiva con lo scopo di incutere terrore nei confronti delle vittime. Nella maggior parte dei casi i bottini erano miseri e forse non era quello l’obiettivo della banda. Pochi soldi, al massimo 45 euro, o uno smartphone e null’altro. Alle spalle di quei ragazzi storie di famiglie difficili. La giustizia ha scelto di dare loro una possibilità di reinserimento nella società. Ai ragazzi la possibilità di saperla sfruttare per condurre una vita normale.

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