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Abbiategrasso/2: cari amici di Anpi, negare spazi pubblici è un atteggiamento fascista (sentite Massimo Fini..)

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Riceviamo e pubblichiamo da ANPI Abbiategrasso

Allibiti, sgomenti, preoccupati, sicuramente preoccupati.

Questi sono i sentimenti con cui si sono svegliati molti abbiatensi, il giorno dopo che il consiglio comunale ha bocciato la mozione presentata dal consigliere Domenico Finiguerra​.
La mozione chiedeva al comune di concedere gli spazi pubblici solo a chi si dichiarerà in linea con il dettato costituzionale, cioè a chi dichiara esplicitamente di ripudiare il fascismo, di non farne la propaganda e di non professarne l’ideologia. 
Quello che a tutti i sinceri democratici sarebbe sembrato un passaggio scontato, cioè l’approvazione della mozione ad unanimità di tutto il consiglio comunale, evidentemente non lo è stato. Ben dodici componenti dell’attuale consiglio comunale, con la complicità di altri tre che hanno preferito non votare, forse per celare il loro imbarazzo, hanno espresso in maniera palese il loro ripudio del valore portante della nostra Costituzione e oltraggiato la memoria degli abbiatensi deportati nei campi di sterminio e il sangue di tutti coloro che sono caduti nella lotta alla dittatura fascista.
Noi come Anpi, ci siamo sempre ben guardati dall’entrare nella disputa elettorale tra gli schieramenti.
Proprio per questo principio lo scorso luglio, forse anche troppo ingenuamente, ci siamo appellati al sindaco ed a quello che presumevamo fosse il suo spirito democratico, chiedendogli di vietare l’utilizzo di spazi pubblici ai fascisti.
Non solo non lo ha fatto, ma ha continuato ad autorizzare eventi dei fascisti, l’ultimo la scorsa settimana. Forse il sindaco ha dimenticato che ha giurato di essere fedele alla Costituzione ed ai suoi valori?
Signor sindaco, non basta riempirsi la bocca di belle parole nei discorsi tenuti; citare i suoi studi sul fascismo, che evidentemente sono serviti a poco. Sono i fatti che contano! I fatti parlano senza possibilità di ambiguità!
Cosa racconterà ai giovani delle scuole abbiatensi al loro ritorno dai campi di sterminio? Che qui da noi, chi propaganda certi ideali, ha cittadinanza?
Noi come Anpi, non ci arrenderemo mai alla legittimazione dei fascisti. Come abbiamo lottato nel passato recente contro chi ha provato a stravolgere la nostra costituzione, continueremo a lottare con tutte le nostre forze contro il fascismo e chi lo fiancheggia.
Per questo, signor sindaco, ci rivolgiamo di nuovo a lei invitandola a fare un passo indietro: chieda alla sua maggioranza di approvare quanto contenuto nella mozione presentata dal consigliere Finiguerra, altrimenti faccia un atto di dignità e si dimetta.

Anpi Abbiategrasso

 

Cari amici dell’Anpi, anche se non ci piace il liberalismo, in un’ottica pienamente liberale pubblichiamo integralmente il vostro comunicato. Anche se non lo condividiamo affatto (ma questo conta poco o nulla: noi censuriamo solo maleducazione e ignoranza, e nessuna opinione). Per spiegarvi come mai non siamo affatto d’accordo con le vostre tesi, pubblichiamo un pezzo vecchio di anni del grande Massimo Fini. In cui, sostanzialmente, si spiega come mai vietare spazi o idee è un atteggiamento.. fascista. Buona lettura. Fab. Pro.
I reati di opinione: l’intolleranza a volte si veste da democrazia
Chi segue questa rubrica sa che io mi batto da anni contro i reati di opinione che sono in gran parte un retaggio del Codice fascista di Alfredo Rocco. In una democrazia i reati di opinione non dovrebbero avere diritto di cittadinanza.

Adesso Francesco Storace è a processo per ‘vilipendio del Capo dello Stato’ avendo definito ‘indegno’, a suo tempo, il comportamento di Giorgio Napolitano . In seguito il leader della Destra si è scusato con il Presidente che l’ha ‘perdonato’. Ma questo dal punto di vista giuridico non vuol dire nulla, perché non siamo nel diritto iraniano, dove il perdono della vittima estingue la pena, siamo ancora, bene o male, nel diritto italiano. Storace ha ricevuto una valanga di attestati di solidarietà, «da Gianfranco Fini a Vladimir Luxuria, da Silvio Berlusconi a Roberto D’Agostino». Sacrosanto, a parte la qualità dei personaggi ‘scesi in campo’ a difesa di Storace. Ma la telefonata più sorprendente Storace l’ha ricevuta dal ministro della Giustizia Andrea Orlando che vedendo su twitter l’hashtag #iostoconstorace (questi ministri, come il loro premier, passano delle ore davanti ai social network) ha sentito il bisogno di scusarsi con lui. Ora, un ministro della Giustizia non può scusarsi con un imputato che è a processo secondo le leggi dello Stato italiano che lui stesso, in questo caso più di ogni altro ministro, rappresenta. Così come (è il caso Napolitano-Mancino a proposito della presunta ‘trattativa Stato-mafia) un Presidente della Repubblica non può intrattenersi a colloquio con un’imputato su questioni che riguardano il suo processo. Al massimo, ed è già tanto, può augurargli ‘buon Natale’ se si è in periodo di festività.

Il fatto è che sono saltate tutte le regole in questo straordinario Paese dove un detenuto molto speciale, e molto poco detenuto, può incontrare il capo della seconda Potenza mondiale (immagino che non si siano limitati a parlare solo di calcio-balilla).

Svegliandosi da un lungo letargo in materia anche Pierluigi Battista si è accorto che i reati di opinione sono una aberrazione in una democrazia degna di definirsi tale e sul Corriere di anni fa scrisse: «I reati di opinione sono una triste eredità del fascismo che la democrazia repubblicana e antifascista non ha mai voluto mettere in soffitta». Peccato che Battista, e tutti i Battista, non abbia emesso un guaito di disapprovazione per una norma liberticida varata in piena ‘democrazia repubblicana’. Mi riferisco alla cosiddetta ‘legge Mancino’ che punisce con la reclusione fino a tre anni «chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico…alla stessa pena soggiace chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche». E’ una legge chiaramente liberticida che supera quelle dei peggiori totalitarismi perché arriva a punire anche l’odio, che è un sentimento e, come tale, incomprimibile. Ed invece è stata salutata, da Battista e da tutti i Battista, come un insigne esempio del ‘democratically correct’.

Scrive Battista, a proposito del ‘caso Storace’: «Prevale la malcelata soddisfazione per i guai giudiziari di un avversario politico». A me non pare proprio. Quella politica è l’unica, vera, classe rimasta su piazza. E si autotutela. Storace, in un modo o nell’altro, se la caverà, giustamente. A volare in questo Paese sono solo e sempre gli stracci.

Massimo Fini

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