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A spasso per voi: il giro del mondo in 100 scatti

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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Avete mai desiderato di fare il giro del mondo? Di immergervi in culture e paesaggi differenti per scoprire la diversità rispetto al vostro luogo di appartenenza e di sapere come vivono le persone a diverse latitudini? Se la risposta è sì e fate parte anche voi di questa schiera di viaggiatori, sognatori ed avventurieri, ma purtroppo ad ora non potete ancora permettervi questo tipo di viaggio per motivi di tempo e soldi, vi consiglio di non perdervi assolutamente la retrospettiva fotografica Icons dedicata a Steve McCurry, alle scuderie del Castello Visconteo di Pavia fino al 3 giugno.

Steve McCurry è considerato a pieno titolo uno dei più grandi maestri della fotografia moderna, noto per le sue collaborazioni con il National Geographic e insignito di diversi premi tra cui il premio Robert Capa nel 1980, ottenuto per il coraggio ed intraprendenza  mostrati durante il suo viaggio tra il confine pakistano ed afghanistano, per testimoniare le condizioni della popolazione in un paese dilaniato dalla guerra civile tra le diverse etnie, prima dell’invasione russa nel 1979.

L’attenzione di Steve McCurry nel suo lavoro è principalmente rivolta a ritrarre la condizione umana nei contesti di appartenenza più diversi e a fissare su pellicola le emozioni che l’anima lascia trasparire sui volti nel momento in cui lui riesce sempre ad immortalarle con un tempismo perfetto.

Ogni immagine parte del percorso di Steve McCurry ha dietro di sé una storia e riesce a suscitare in chi la guarda un sentimento, che sia di stupore, gioia commozione o anche tristezza e inquietudine ed ogni esibizione dei suoi lavori è un autentico girotondo tra volti, etnie, tratti somatici differenti, storie, colori e paesaggi spettacolari di terre lontane. Impossibile non rimanere colpiti ed affascinati di fronte ai suoi ritratti, uno su tutti la più che celebre Sharbat Gula, conosciuta anche come ragazza afghana, nominata come “fotografia più conosciuta” dal National Geographic, o ancora non restare incantati guardando le foto dei pescatori equilibristi dello Sri Lanka o davanti  alle acrobazie dei monaci Shaolin cinesi.

Anche quando il viaggio di Steve McCurry giunge nei territori devastati dalla guerra del golfo, dai monsoni o ancora tra le rovine del World Trade Center dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 il fotografo non mette quasi mai in secondo piano la dimensione antropologica dei suoi lavori: anche attraverso questi scatti i volti delle persone, ci aiutano a guardare le cose attraverso prospettive diverse. Di forte impatto a questo proposito è la fotografia che ritrae dei bambini che giocano su di un carro armato abbandonato tra sabbia e bossoli: a primo impatto potrebbe generare sgomento ed ansia a pensare alla situazione di pericolo esistente, ma anche al modo in cui la vita, nonostante gli orrori di un conflitto, vada avanti, e che i bambini sia a Beirut che in altre parti del mondo cercano di fare ciò che gli viene meglio, ovvero giocare, nel mondo creato per loro dagli adulti.

La mostra ha lo scopo così di ripercorrere i 40 anni di carriera del fotografo statunitense attraverso alcuni degli scatti più significativi della sua produzione, un centinaio circa, che ci farà comprendere il modo unico di intendere la fotografia per McCurry, con l’aiuto anche di un audio guida, che attraverso le parole del fotografo ci farà scoprire le storie di alcune delle sue immagini.

Per informazioni su luogo o prenotazione biglietti visitate il sito: http://www.scuderiepavia.com/informazioni-mostra/.

 

Federica Goi

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