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A spasso per voi: enigmi veneziani (Atto Primo)

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L’estate scorsa leggendo un romanzo sono incappata in una di quelle frasi che ti viene voglia di sottolineare a matita. Il libro l’ho lasciato in spiaggia, come mi piace fare sempre, perché voglio pensare che tenga compagnia a qualcun altro dopo di me, ma la frase che mi ha colpita, lo ricordo, recitava più o meno così: “la bellezza di Venezia è un argomento noioso, non si può dire nulla che non sia già stato detto in maniera efficace”. Amo Venezia alla follia, e la trovo la città più bella del mondo, con un fascino antico, intramontabile eppur discreto, nascosto come solo un luogo dove si sono avvicendati migliaia di vite, centinaia di storie ed importanti avvenimenti storici può essere. Però, in effetti, volendovi convincere a tornare o a ritornare in questo luogo a cui ho regalato il mio cuore mi sembra che parlarvi della bellezza di San Marco o dei canali o delle calli sia riduttivo o come diceva l’autore del mio libro abbandonato, ridondante.

Cosa potrebbe essere interessante conoscere di una città che conoscono tutti allora? Certamente le storie che non conosce nessuno! Venezia è ricca di misteri e leggende di magia, fantasmi e aneddoti che si nascondono dietro anche ai monumenti più noti. Pronti a conoscerne cinque?

 

  • Il miracolo della Basilica della Salute. La bellissima basilica bianca che si scorge dalla riva a fianco del palazzo dogale è quella dedicata alla Madonna della Salute, che viene festeggiata il 21 di novembre dai veneziani, per ricordare la fine di una terribile pestilenza che fu debellata secondo le leggende, proprio dalla Madonna. La Serenissima fece voto di costruire una chiesa alla Santa Vergine qualora avesse liberato Venezia dalla peste che la affliggeva, e così fu. All’interno della chiesa, la scultura sull’altare ricorda la vicenda: vi è al centro la Madonna, alla sua sinistra una bella fanciulla che chiede aiuto e alla sua destra una vecchia vestita di stracci (la peste) che scappa.
  • Parole di uso comune. Molte parole di uso comune nella lingua italiana hanno origine da aneddoti veneziani: ad esempio tutti avremo usato l’espressione “Vecchia Carampana” per indicare una signora di una certa età, magari stravagante. La parola Carampana deriva dalla casa Rampani di Venezia, dove la Serenissima dava asilo alle prostitute anziane che non potevano più esercitare per strada, poiché ritenute sgradevoli alla vista. La parola “Zitella” potrebbe invece derivare da citta o citella che a Venezia identificava una ragazza in età da marito. Per ovviare al problema delle orfane senza dote, che difficilmente si sarebbero sposate, la Serenissima creò un ospizio sull’isola della Giudecca dove le stesse avrebbero imparato un mestiere e sarebbero sfuggite così alla rete della prostituzione.
  • Il Fantasma dei giardini della Biennale. Nei giardini del sestriere di Castello vi è una statua dedicata a Garibaldi con alle spalle quella di un soldato. Quest’ultima fu fatta erigere dai veneziani alla memoria del garibaldino Giuseppe Zolli, che avendo giurato di proteggere le spalle di Garibaldi anche da morto terrorizzava da fantasma i passanti al parco con apparizioni e dispetti. Dopo la posa della statua alla sua memoria lo spirito di Zolli si quietò, riuscendo a tener fede al suo eterno giuramento.
  • La casa dannata sono moltissime le case infestate a Venezia, abitate da spiriti più o meno celebri (a palazzo Mocenigo si dice che viva Giordano Bruno!) ma nessuna storia equivale a quella di Ca’Dario, uno stupendo palazzo affacciato sul Canal Grande. Sul palazzo appare l’iscrizione “GENIO URBIS JOHANNES DARIO”, che vorrebbe significare una dedica del mercante Giovanni Dario alla città, ma che secondo alcuni studiosi nasconderebbe un diabolico anagramma: “SUB RUINA INSIDIOSA GENERO”, cioè: chi abiterà questa casa andrà in rovina. In effetti tutti gli abitanti che l’hanno posseduta sono morti di una morte violenta ed hanno perso i loro beni.. E pare che anche chi abbia provato ad acquistarla senza riuscirci non sia stato risparmiato dalla sfortuna!
  • La colonna maledetta di Palazzo Ducale. Tra le colonne di palazzo ducale che si affacciano sulla laguna è facile individuarne una consumata e più grande delle altre: si dice che i condannati che fossero riusciti a circumnavigare questa colonna con la schiena appoggiata senza cadere avrebbero avuto salva la vita. Peccato non ci sia mai riuscito nessuno, anzi dato che a quei tempi non esisteva nemmeno la riva, i condannati rischiavano di cadere in acqua ed annegare, risparmiando al boia l’uscita.

Che dire Venezia, Venezia, oltre la bellezza c’è di più!! Vi ho convinto a partire per la Laguna? Vi devo dare qualche consiglio per lo shopping, nella prossima puntata!

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