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A proposito di Covid/19. “Tutti giù per terra nascosti….sotto la coperta”. Intervista a Giuseppe Rescaldina

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MAGENTA –  “Onestamente sembra di rivivere la situazione dell’8 Settembre del 1943, con le istituzioni che non ci sono, i virologi che ogni giorno inviano messaggi discordanti e fortemente ansiogeni alla popolazione. In mezzo sono rimasti i cittadini, comprensibilmente disorientati e i nostri medici, lasciati lì oggi come all’epoca per i nostri soldati  totalmente allo sbando in prima linea”. E’ duro e non adopera mezzi termini Giuseppe Rescaldina, per descrivere la nostra società al tempo del coronavirus.  Il noto psicologo e psicoterapeuta magentino intervistato da Ticino Notizie rimarca le numerose contraddizioni emerse in questo periodo, proprio da chi dovrebbe darci certezze – sia a livello politico istituzionale che scientifico – e ancor di più le pesanti ricadute sulla salute e il benessere mentale delle persone.

“Per usare una metafora calzante – sottolinea lo psicologo – è un po’ come se fossimo stati colpiti tutti all’improvviso da un violento temporale e fossimo tornati bambini. I bambini si rifugiano sotto le coperte per il senso di paura, ma poi ci sono i genitori che li devono rassicurare, oggi invece sono il lenzuolo ci sono tutti, tranne, ovviamente, medici ed infermieri che rappresentano la nostra trincea”.

E qui inevitabilmente, a proposito di certezze, si passa a parlare di scienza. Quella scienza che dovrebbe basarsi su evidenze scientifiche ma che al momento non è così. “Ogni giorno ne sentiamo una diversa – sbotta lo psicoterapeuta – adesso il dottor Galli ci spiega che la quarantena da due settimane, deve passare a quattro. Su che basi? Sono sconcertato”. Ma l’elenco di queste notizie che dovrebbero essere validate scientificamente ma che potrebbero apparire delle fake news, è lungo. “L’altro giorno il dottor Villani del Comitato scientifico, dunque, non uno di primo pelo, ci ha detto che tutto sommato fare il vaccino antinfluenzale sarebbe una buona prassi. Anche qui sarebbe interessante capire il nesso, la conseguenzialità tra le cose….”. In altre parole, la sensazione che in tanti ci stiano capendo poco o nulla del coronavirus, è quasi una certezza.

“Ma sta proprio qui il dramma – continua Rescaldina – certo ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo, ma proprio per questo la comunicazione, dovrebbe essere autorevole. Oggi servono bravi comunicatori e bravi psicologi perché l’effetto di quello che si dice sulle persone può essere dirompente”. Se dunque, l’ansia e l’angoscia stanno diventando sempre più una costante delle nostre giornate, c’è anche una responsabilità in chi dovrebbe rassicurare e al contrario fa tutt’altro.

C’è poi il capitolo dei numeri, della statistica che viene ogni sera trasformata in cifre date in libertà. “I dati dovrebbero essere credibili e soprattutto analizzati in modo coerente. Forniti così, dati in pasto al tritacarne mediatico hanno come unica conseguenza quella di farci andare in barca. Un giorno si sale, l’altro si scende”. E sul fronte della ricerca medico scientifica non che si vada gran che meglio. “Siamo partiti dalle cure antivirali, poi gli antireumatici, adesso si parla della clorochina, prima ancora è stata la volta dello scoop fatto dal farmacista italiano in Giappone…..ora è tornata in auge l’eparina che è un anticoagulante.”. “Onestamente mi viene da dire che ha ragione Marcello Veneziani quando dice che siamo ancora fermi al 1300. Si prega, si sta chiusi in casa ma almeno allora si poteva andare in chiesa”.

Le provocazioni di Rescaldina sono forti, ma lo sono altrettanto le ricadute negative di questa gestione sanitaria fatta di slogan e a tratti del tutto estemporanea. “Ribadisco non voglio fare il bastian contrario per forza – aggiunge il medico – tuttavia, questo clima di angoscia è dovuto al coronavirus ma certamente anche ad un modello Italia che proprio non funziona. A partire, lo ripeto ancora, dalla narrazione di tutto questa vicenda che non può seguire un modello schizofrenico”.

Rescaldina parla di una società psicologicamente devastata. “Gli psicologi dell’età evolutiva sono già piuttosto preoccupati per le conseguenze sui bambini di questo periodo di chiusura forzata nelle loro abitazioni. La gente ha bisogno di sapere e invece l’unica cosa che viene detto loro è quella di stare a casa. Le relazioni tra persone si stanno compromettendo, adulti che si insultano, delatori di pianerottolo. Scene orrende”:

“Apriamo almeno le Chiese – chiosa con una battuta Rescaldina – almeno potremo andare a pregare il nostro Santo compatrono San Rocco e invocarlo contro la pestilenza. Perché stante la situazione attuale non ci resta che quello”. Eppure ci sono Paesi, dove la pandemia è arrivata dopo che in Italia è sta facendo altrettanto vittime se non di più (vedasi la Spagna), dove l’approccio è differente.

“Si cerca di affrontare il temporale, di uscire da sotto il lenzuolo. Non si esclude che qualcuno potrà rimanere colpito da un fulmine. Ma andando avanti così, quante persone porteranno a lungo le cicatrici di questi mesi di reclusione sul proprio stato mentale? Ho pazienti che davvero non ce la fanno più. Per non parlare del disastro economico. E se poi scoprissimo che siamo stati chiusi in casa senza alcun senso? Pensiamo – termina l’analista – cerchiamo di dare delle risposte ai cittadini e non solo domande senza risposte e imposizioni senza spiegazioni”.

F.V.

 

 

 

 

 

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