― pubblicità ―

Dall'archivio:

A proposito di accoglienza. La lettera garbata nei toni di Kevin Bonetti

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

RICEVIAMO & PUBBLICHIAMO – “Don Giuseppe, nel suo appello alla Comunità intera, ha scritto una lettera intrisa di amore e di pace. Diciamo una bella lettera, in cui invita ad organizzare al più presto un cammino per la pace e la fratellanza tra i Popoli (io preferisco scrivere Popoli con la P maiuscola proprio per dare ulteriore importanza a ciascuno di essi). Sappiamo tutti che il nostro Prevosto si dà da fare concretamente e non è solo un parroco da omelia domenicale. Quindi posso dedurre che il suo appello è veramente accorato. Tuttavia, a malincuore, resto un po’ perplesso nel punto della lettera ove il nostro Don Giuseppe, in veste del Presidente dell’INPS Tito Boeri, scrive a proposto della “chiarezza dei dati reali”, tra l’altro adducendo informazioni leggermente surrettizie tralasciando qualche dato fiscale. Ma non voglio e non oso scendere nei tecnicismi, vista la cordialità della missiva in oggetto. Caro Don Giuseppe, mi rivolgo a lei con riverenza, come si dovrebbe fare verso un Uomo di Chiesa, qui abbiamo un grosso problema: dobbiamo far ripartire l’Italia e con Essa gli Italiani.

 

 

Qui, più che di una dichiarazione in stile Tito Boeri, abbiamo bisogno di pensieri, di coraggio, di audacia, propri di un Enrico Mattei, un gigante che ha reso grandi noi Italiani di fronte ad altre grandi potenze. Ho ricordato Mattei, ma il nostro Paese ha avuto tantissimi statisti che hanno fatto crescere il nostro Paese. Qui non abbiamo bisogno dello “straniero” che ci paga le pensioni, abbiamo bisogno che i nostri uomini e le nostre donne tornino a fare figli, abbiamo bisogno che il tasso di natalità venga incrementato, anche e soprattutto attraverso politiche del lavoro e sociali che rispettino l’essere umano. Nell’ultimo decennio abbiamo preferito dare più importanza ai diritti civili, dimenticando quelli sociali. E dove siamo finiti? Dobbiamo affrontarlo il problema…non subirlo passivamente… Dobbiamo, inoltre, rammentare alcuni leader africani, come Thomas Isidore Sankara e Samora Machel, che Lei conoscerà nettamente meglio di me ed i quali hanno cercato di rendere libera ed indipendente l’Africa. Io sono pienamente d’accordo con lei quando scrive del rispetto e della fratellanza dei Popoli. Ma è fondamentale anche la sopravvivenza dei Popoli stessi. Con i processi dilaganti di globalizzazione e mondialismo, che, debbo dirLe anche qui con mestizia, la Chiesa non ha contrastato oppure affrontato, siamo di fronte all’annichilimento dei Popoli. Il tutto deve essere omologato. No, non può funzionare così. La Chiesa deve insieme alla Politica combattere coloro che vogliono la mercificazione dell’essere umano, europeo, africano, asiatico o mediorientale, senza alcuna differenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Chiesa, come altre oneste organizzazioni umanitarie, ha missionari ai quali andrebbe attribuita una medaglia al Valor civile, poiché aiutano il prossimo NELLA SUA TERRA (a costi economici nettamente inferiori, mi consenta la battuta). Forse non v’è cosa più nobile. Noi abbiamo bisogno di una Chiesa che faccia questo, che ci dia una mano in tal senso, senza però fare proclami politici, cui ultimamente si è un po’ abbandonata. Noi, e nemmeno gli stranieri, i profughi, i richiedenti asilo, non abbiamo bisogno di “un cammino per la pace”. Abbiamo bisogno che ogni Stato agisca per il bene del suo Popolo in armonia con il resto del mondo. Così riusciremo a far calare insieme la tensione sociale, arrivata oramai alle stelle. Perché, caro Don Giuseppe, quando un uomo od una donna, giovani od anziani che siano, presentano domanda individuale presso i servizi sociali perché non riescono ad iniziare il mese, o perché fanno fatica a nutrire i propri figli, il Sindaco di Magenta fa fatica a riproporre l’esempio del nostro San Martino, semplicemente perché il mantello (nel nostro caso la coperta) è troppo corto”.

Un caro Saluto e sempre con Affetto

Kevin Bonetti Segretario Lega Magenta

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi