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A Palazzo Marino il ricordo di Carlo Tognoli. Ugo Finetti: “Fu un grande socialista, un grande milanese”

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MILANO  – “Siamo qui per una persona che ci ha voluto bene e che ci ha fatto del bene. Voleva un ricordo di poche parole – “solo due parole” – e sono presto dette: socialista e milanese. Un grande socialista e un grande milanese. Diceva sempre che aveva avuto molto dal Partito socialista e dalla Città di Milano.
Possiamo aggiungere che Egli ha dato molto al socialismo italiano e a Milano.
Socialista della “generazione del ‘56”: si iscrisse al partito milanese di Pietro Nenni e di Guido Mazzali dopo i fatti di Ungheria. Con Bettino Craxi fece crescere a Milano un giovane socialismo autonomista e riformista.
Coerente e innovativo, ma mai fazioso. Appassionato della storia socialista era attento e rispettoso del pluralismo, delle varie “anime” socialiste. C’erano contrasti, ma da parte sua mai conformismi, discriminazioni.
Più in generale il suo socialismo non era un monologo autoreferenziale, ma significava continuamente crescere nel confronto e nella dialettica con una cultura liberale milanese non reazionaria ma della competitività e dei diritti, una tradizione cattolica popolare e generosa, un comunismo cosiddetto pragmatico non dogmatico e operaista.
Il socialismo come Comunità, la Città come Comunità.
CARLO TOGNOLI
Gli anni di Tognoli Sindaco erano quelli della crisi economica che devastava le industrie e degli Anni di piombo. Forse il modo migliore per definire lo sforzo di Tognoli in quegli anni sono le parole di Walter Tobagi nel suo ultimo articolo sul “Corriere della Sera” del maggio 1980.
“Meno ideologia e più concretezza: non promettere la luna, ma preoccuparsi della gente, dell’assistenza agli anziani e costruendo centri che servano davvero a combattere l’erosione della droga”.
“Milano resta una città difficile e dura” proseguiva Tobagi e così sintetizzava quello che chiamava “il discorso di Tognoli” e cioè “i partiti non solo canali di consenso, ma forze culturali e sociali”.
La sua Milano non era “una città da bere”, era una città terremotata che cercava di uscire da crisi economica e terrorismo costruendosi una nuova identità trainante per l’intera Italia con attenzione rivolta al mondo del lavoro, alla tutela sociale e insieme – come scriveva Walter Tobagi – a “larghi strati di borghesia produttiva, professioni autonome, settori consistenti della Milano dei traffici e del commercio”.
Tra tanto odio e tensioni si sforzò di tenere unita la città: una Milano solidale, operosa e innovativa: una capitale europea.
In quegli anni fu preziosa l’amicizia di Sandro Pertini spesso presente a Milano e in affettuoso rapporto e consiglio soprattutto in campo culturale.
Sempre come Sindaco e poi come parlamentare europeo, uomo di governo di fronte a chi dissentiva e lo contrastava nell’attività pubblica, Tognoli cercava di comprendere le ragioni di discriminazione o di sofferenza che potevano animare quel dissenso.
E’ stato per tutti – fino all’ultimo – un grande socialista e un grande milanese:
“una porta sempre aperta” dove trovare consiglio e conforto.
Anche quando è stato raggiunto da una sofferenza ingiusta – da ingiusto dolore – ha sempre mantenuto sentimenti positivi verso la Sua città.
“Amare Milano” è stato il motto che ha coniato e che ci ha lasciato.
Tanti più di me gli sono stati vicino e meglio di me possono dare testimonianza e analisi su Carlo Tognoli.
Una grande lezione di umanità, di coerenza, di coraggio.
Quando finalmente sarà finita questa stagione di costrizione e di isolamento non mancheranno i modi e i luoghi per ricordarlo e approfondire quanto ha fatto, ci ha insegnato e ci ha lasciato.
Ora, in questo momento, ringraziando il Sindaco per il suo discorso e per aver proclamato il lutto cittadino, un grande abbraccio ai suoi affetti più cari: a Dorina, a Anna e a Filippo”.
Ugo Finetti
(Nella foto: l’ultimo articolo di Walter Tobagi sul “Corriere della Sera” che era dedicato a Carlo Tognoli il 23 maggio 1980 pochi giorni prima di essere assassinato).

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