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A Milano nasce il progetto Progetto Uo.M.O – Un centro per uomini a difesa delle donne

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MILANO – A Milano, in via Correggio 1, nasce il CeOM Centro Orientamento e Monitoraggio),organismo composto da un pool di esperti criminologi, psicoterapeuti, educatori che, in sinergia con ATS Città Metropolitana di Milano, si occuperà di accogliere le richieste di trattamento degli uomini violenti o a rischio di commettere atti violenti nell’ambito delle relazioni intime, di definire il percorso di rehab più idoneo e di monitorare periodicamente l’andamento di ogni singolo caso.

VIOLENZA DONNE

I Centri Antiviolenza in Italia, l’indagine Istat Centri antiviolenza e Case rifugio sono oggetto di una rilevazione annuale a partire dal 2018. L’indagine è condotta dall’Istat in collaborazione con DPO e Regioni

La prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne
La Convenzione del Consiglio d’Europa (nota come Convenzione di Istanbul, del 2011) sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e contro la violenza domestica prevede che gli Stati aderenti – tra cui l’Italia, che l’ha ratificata nel 2013 (vedi nostro articolo. L’Intesa Stato, Regioni e Province Autonome siglata in Italia nel 2014 stabilisce che i Centri antiviolenza sono “strutture in cui sono accolte – a titolo gratuito – le donne di tutte le età – e i loro figli minorenni -vittime di violenza, indipendentemente dal luogo di residenza”.

I Centri antiviolenza e le Case rifugio
I Centri antiviolenza costituiscono il fulcro della rete territoriale della presa in carico della vittima di violenza. Analogamente, le Case Rifugio sono “strutture dedicate, a indirizzo segreto, che forniscono alloggio sicuro alle donne che subiscono violenza e ai loro bambini a titolo gratuito e indipendentemente dal luogo di residenza, con l’obiettivo di proteggere le donne e i loro figli e di salvaguardarne l’incolumità fisica e psichica”.

La violenza contro le donne in Italia
L’Istat e il Dipartimento delle pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri rendono anche disponibile, tramite uno specifico sistema informativo, un quadro integrato e aggiornato, sulla violenza contro le donne in Italia, allo scopo di fornire informazioni e indicatori di qualità, che permettano una visione di insieme su questo fenomeno, attraverso l’integrazione di dati provenienti da varie fonti (Istat, Dipartimento per le pari opportunità, Ministeri, Regioni, Consiglio nazionale delle ricerche, Centri antiviolenza, Case rifugio e altri servizi come il numero verde 1522). Il sistema deriva dal Piano nazionale contro la violenza sulle donne e vuole essere un osservatorio di elevata qualità per permettere agli organi di governo e a tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti nel contrasto alla violenza di genere di monitorare i diversi aspetti del fenomeno e combatterlo con mezzi adeguati al fine di raggiungere gli obiettivi della Convenzione di Istanbul.

Il Report sui Centri antiviolenza
Al 31 dicembre 2018 erano 302 i Centri antiviolenza (CAV) segnalati dalle Regioni, pari a 0,05 Centri per 10mila abitanti, valore stabile rispetto al 2017. Di questi, 30 hanno iniziato la loro attività nel 2018. Rispetto al 2017 risultano in aumento (+13,6%) le donne che si sono rivolte ai CAV: sono state 49.394 nel 2018, 17,2 ogni 10mila. Le donne che hanno avviato un percorso di uscita dalla violenza sono 30.056, delle quali il 63,5% lo ha iniziato nel 2018. Il 63% delle donne che hanno iniziato il percorso di allontanamento dalla violenza ha figli, minorenni nel 67,7% dei casi. Le donne straniere costituiscono il 28%. I Centri antiviolenza hanno una reperibilità elevata essendo aperti in media 5,2 giorni a settimana per circa 7 ore al giorno; il 68,5% ha una reperibilità nelle 24 ore, il 69,6% ha la segreteria telefonica attiva quando non è aperto, il 22,6% ha messo a disposizione delle utenti un numero verde, il 50,2% ha una linea telefonica dedicata agli operatori. Inoltre, il 95,3% aderisce al numero 1522.

Centri antiviolenza. Chi offre quali servizi
I Centri sono promossi da soggetti privati nel 61,9% dei casi e quasi tutti operano da più di 5 anni (96%). Si occupano esclusivamente di violenza di genere il 66% degli enti privati promotori e il 57% degli enti privati gestori. I servizi offerti dai Centri antiviolenza sono molteplici. I più frequenti sono quelli di ascolto e accoglienza, di orientamento e accompagnamento ad altri servizi della rete territoriale (entrambi 96,5%), supporto legale (93,8%), supporto e consulenza psicologica (92,2%), sostegno all’autonomia (87,5%), percorso di allontanamento (84,0%) e orientamento lavorativo (80,5%).

La rete territoriale antiviolenza
L’82,9% dei Centri antiviolenza aderisce a una rete territoriale, quasi sempre formalizzata attraverso convenzioni o protocolli d’intesa/accordi (92,5% dei casi). La rete territoriale antiviolenza è coordinata prevalentemente da Enti territoriali quali Comune, Prefettura (ambiti della programmazione sociale e socio-sanitaria) o Provincia/Città metropolitana. Solo il 9,9% delle reti attribuisce al CAV la funzione di coordinamento.
Fanno parte delle reti molti soggetti: oltre agli Enti territoriali responsabili sul territorio dell’erogazione dei servizi sociali (97,7%), figurano soggetti del comparto sicurezza (92,5%), associazioni di volontariato (76,5%), soggetti del comparto giustizia (66,7%) o altri enti e soggetti (52,2%).

In Lombardia attualmente sono attive 27 Reti territoriali all’interno delle quali operano 50 Centri Anti Violenza(CAV) e 119 tra Case rifugio e di accoglienza. Nel corso del 2020 complessivamente le donne vittime di violenza prese in carico sono state 6.527, di cui 1.913 hanno avviato un percorso di aiuto presso i CAV proprio nel corso dell’anno. Di queste: – il 64,5% è italiana e il 28,2% di provenienza extra-UE, pari al 28,2%; – il 31,3% ha meno di 34 anni e il 39,9% ha oltre 45 anni; – il 54,7% delle donne è coniugata o convivente (rispettivamente 42,7% e 12%; – il 53,1% ha figli minori.

 

 

L’autore principale del maltrattamento è, nell’81,1% dei casi, l’attuale partner o ex partner. I dati registrati in relazione al 1522, numero verde nazionale antiviolenza e stalking, mostrano che tra il mese di marzo e giugno 2020 la Lombardia è stata la regione italiana con il maggior numero di chiamate effettuate, il 13,4% delle chiamate complessive a livello nazionale 2055 in totale, raddoppiate (+118,8%) rispetto allo stesso periodo del 2019. È la prima regione in Italia seguita dal Lazio (12,4%) e la Campania (9,8).

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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