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Dall'archivio:

5892 donne si sono rivolte ai Centri Antiviolenza in Regione Lombardia

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

MILANO – È pubblicato sul portale di Regione Lombardia il terzo rapporto sulle donne vittime di violenza che si sono rivolte nel 2017 ai centri antiviolenza attivi in Regione Lombardia, il primo realizzato col nuovo sistema informativo Osservatorio regionale antiviolenza.
Un’iniziativa dell’assessorato alle Politiche per la famiglia, genitorialità e pari opportunità in collaborazione con i centri antiviolenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CROLLA  IL MURO DELL’OMERTÀ – “Nel 2017 – ha detto l’assessore Silvia Piani – gli accessi sono stati 5.892, contro i 5.244 del 2016 e i 4.317 del 2015”. “Appare sempre più evidente che il rafforzamento della copertura territoriale delle reti antiviolenza e la crescente sensibilità dell’opinione pubblica – ha spiegato l’assessore – stanno influendo sulla crescita del numero delle donne che rompono la spirale della violenza rivolgendosi a noi. La nota dolente è la diffusione del fenome no e la constatazione di quanto rimanga ancora da fare in termini di prevenzione”.

 

UN PROGETTO SPERIMENTALE – Il progetto dell’Osservatorio regionale antiviolenza, avviato a partire nel 2014, ha portato alla stesura dei primi due rapporti nel 2015 e nel 2016 e alla successiva strutturazione ed evoluzione che consente oggi una raccolta organica e sperimentale di dati, garantendo alle donne il più assoluto anonimato.

DATI UTILI PER PREVENIRE E SOSTENERE – “La violenza di genere – ha aggiunto l’assessore Silvia Piani – è difficilmente misurabile, perché si manifesta prevalentemente all’interno delle mura domestiche o per mano di persone conosciute. Il complesso rapporto tra la donna e l’autore del crimine e le reazioni emotive e psicologiche che la violenza genera nelle vittime, rendono infatti spesso difficile la sua emersione. La disponibilità di informazioni puntuali ed aggiornate sulle caratteristiche del fenomeno, rappresenta dunque una base essenziale per sviluppare nuove strategie ed iniziative ed avere in questo modo informazioni sempre più accurate sui bisogni.
L’obiettivo è offrire sempre maggiore qualità, efficacia ed omogeneità negli interventi di prevenzione e di sostegno”.

QUALCUNA SI FERMA AL CONTATTO INIZIALE – Non tutte le donne che contattano i centri, infatti, attivano un percorso completo di uscita dalla violenza. I dati indicano percorsi non lineari, spesso frammentati e intermittenti: alcune si fermano al contatto iniziale, altre partecipano a colloqui di accoglienza o di ascolto telefonico, volti a individuare i bisogni e il percorso più adatto per uscire dalla violenza, ma alcune ancora li abbandonano o li sospendono.

PREVENIRE UN IMPEGNO COMUNE – “Questo rapporto – ha concluso l’assessore Piani – mira certamente a migliorare la conoscenza per intervenire meglio ma anche a mantenere alta l’attenzione verso il lavoro delle operatrici e degli operatori che quotidianamente si occupano di contrasto alla violenza, donando impegno, energia, dedizione, tempo libero. E ancora di più a sensibilizzare l’opinione pubblica, poiché solo con l’impegno di tutti sarà possibile contrastare e prevenire un fenomeno che è una ferita aperta per l’intera comunità”.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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