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Dall'archivio:

50 anni dopo, il fallimento della liberazione sessuale- di Gianfranco De Turris

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Certe volte la Storia si prende delle singolari vendette, talmente paradossali da avere il sapore della beffa che sembra assumere l’aspetto di un ghigno malefico.

Come è noto, uno degli slogan principali della cosiddetta “contestazione globale” di ormai mezzo secolo fa era quello della “liberazione sessuale”. I ragazzi (e le ragazze) di tutto o quasi il mondo occidentale manifestavano contro il bigottismo della morale e dei costumi che a ventitré anni dalla fine della guerra ingabbiava ancora la società europea e americana. Woodstock, la minigonna, Oh Calcutta!, le sfilate delle femministe con le mani chiuse a triangolo, Reich, se le dovrebbero ricordare tutti quelli che hanno una certa età.  Libero sesso in libero Stato, insomma. Alla base c’era la teoria che la “repressione sessuale” in famiglia e nella società in cui allora si diceva che vivessimo, fosse la causa di tutti i mali: dai delitti a sfondo sessuale alle nevrosi dei giovani alla segregazione delle donne e alla loro mancata “emancipazione”. Era in sostanza (anche se si faceva finta di non saperlo) una denuncia nei confronti di padri e madri che avevano vinto il secondo conflitto mondiale, ma che a quanto pare non erano poi stati capaci di realizzare secondo i “contestatori” una società migliore.

Da allora sono trascorse ben due generazioni, oltre cinquant’anni, e la Storia sembra aver trovato il gusto della vendetta. Oggi nel 2019 intanto non godiamo affatto dei benefici effetti della “liberazione sessuale” che i ribelli di allora, oggi nonni, dovrebbero aver trasmesso ai loro figli e questi ultimi ai nipoti: le cronache giornaliere sono piene di notizie raccapriccianti sui giornalisticamente definiti “femminicidi”, cioè quelli che tecnicamente sono chiamati “assassini per motivi affettivi o in ambito familiare”, figura giuridica creata per sanzionare delitti considerati in costante aumento e quindi con fini di dissuasione. Non solo. Che dire poi dai crescenti casi di pedofilia o di sesso con minori da parte degli adulti maschi e femmine? Il caso della trentenne che ha sedotto un quattordicenne e ne ha avuto un figlio ha suscitato scalpore. Di più: sono in aumento anche le violenze di gruppo perpetrate da minorenni nei confronti di loro coetanee spesso bambine.  

 

 Il che dimostra in modo esplicito e chiaro che la “liberazione sessuale” dal 1968 a oggi non ha prodotto alcun effetto positivo, la liberazione dei costumi non ha allentato le nevrosi, la sconfitta della repressione sessuale non ha prodotto benefici psicologici e culturali, la promiscuità giovanile impensabile un tempo non ha provocato quella semplificazione dei rapporti interpersonali e sentimentali che si riteneva ovvia, la possibilità di accedere ormai facilmente alla pornografia su Internet non ha scaricato le tensioni erotiche. Sembra invece che sia avvenuto l’esatto contrario. E il “libero sesso in libero Stato” pare aver accentuato certe  pulsioni ormonali e  allentato ogni freno inibitorio, fatto emergere l’erotismo nel suo aspetto più basso ed elementare  già a dodici anni come dimostrano le cronache.  Andiamo quasi peggio di prima, ma nessuno cerca di capirne le ragioni che stanno in quel “pansessualismo” e in quella mancata “liberazione dal sesso” (e non del sesso) su cui mettevano in guardia – inascoltati – alcuni pensatori negli anni Settanta. 

Ma il paradosso è che stiamo tornando indietro e sulla società occidentale aleggia oggi lo spettro del neo-puritanesimo nato con il movimento MeToo (anche io) promosso a metà del 2018 dopo il cosiddetto “sandalo Weinstein” da un gruppo di star di Hollywood capeggiato dall’attrice italiana Asia Argento (che poi, ironia della sorte,  a sua volta è stata denunciata da un giovane attore che afferma di essere stato da lei violentato quando era minorenne!). Questa tendenza, amplificata dai mass media mondiali è, appunto, una feroce vendetta della Storia dato che oggi spesso qualsiasi approccio galante nei confronti del gentil sesso corre il rischio di essere considerato e denunciato (quando fa comodo) come “sessista”, come “aggressione sessuale” specialmente in USA e Gran Bretagna. Tanto per dire: il probabile sfidante di Trump alla Casa Bianca, il democratico Biden, vicepresidente all’epoca di Obama, è stato messo sotto accusa dato che anni fa avrebbe accarezzato i capelli di una certa signorina in politica e forse  le avrebbe dato addirittura un bacetto sul collo… Woody Allen, attore e regista, un guru sino a poco tempo fa, non riesce a trovare un editore per la sua autobiografia mentre Amazon si rifiuta di vendere i suoi libri in quanto crocifisso da accuse di molestie sessuali… 

E’ questa senza dubbio un’arma a doppio taglio: può stroncare definitivamente (con licenziamenti, perfino suicidi), ma anche promuovere carriere, e può produrre risultati grotteschi nella vita quotidiana. Una amica, docente negli atenei americani, mi ha raccontato che ornai i professori per evitare possibili “problemi” danno udienza alle studentesse solo in presenza di altri, vale a dire di “testimoni”, o ancora meglio a distanza attraverso collegamenti via Skype, cioè in video. Inoltre, negli uffici e aziende si sta perdendo l’abitudine di dare passaggi in auto a colleghe per accompagnarle a casa da sole. E nei taxi si va solo in forma unisex… Tanto per evitare qualsiasi sospetto e mettersi al riparo da “provocazioni”. E’ tutto dire dell’aria che tira negli Stai Uniti ormai ossessionati, e impauriti, da questo nuovo conformismo sessista, ennesimo volto assunto dal “politicamente corretto”.

RIZZI E BARDOT – RETRO – GIGI RIZZI E BRIGITTE BARDOT

La terminologia che ci viene da oltre Atlantico detta legge e, al di là da episodi oggettivamente gravi ed effettivamente denunciabili, che però non sono certo la norma, si giunge al ridicolo. L’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, ha accusato il settimanale L’Espresso di “sessismo” per aver pubblicato in una sua copertina dello scorso aprile un primo piano del sindaco di Roma, Virginia Raggi, in cui secondo lei se ne  evidenziano le rughe di quarantenne. Non è una cosa seria, ovvio, ma fa notizia e fa capire bene il clima attuale e quale sia la tendenza odierna.

Se in cinquant’anni l’unico risultato positivo della “libertà del sesso” e in specie della “liberazione della donna” è stato quello di volgere qui da noi al femminile i nomi delle professioni con risultati spesso ridicoli (dottora, avvocata, giudicia, medica, direttora), o di vedere con sospetto qualsiasi tentativo di corteggiamento, non è che ci si possa vantare tanto della “contestazione globale”!

Gianfranco De Turris, www.barbadillo.it

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