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Dall'archivio:

4 novembre, onore agli eroi delle nostre trincee- di Edoardo Sylos Labini

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

Io mi emoziono sempre quando ascolto le note de La canzone del Piave. Mi fa ricordare dei miei nonni e mi tocca profondamente il cuore, perché penso a quelle radici e a quelle tradizioni di italianità che stiamo dimenticando o addirittura calpestando.

Domenica celebreremo i 100 anni di chi ha sacrificato la propria vita per quegli ideali risorgimentali di Patria, per quella fratellanza tra la genti italiane che si formò nelle nostre trincee nel ’15-’18. E visto che il 2 novembre è la commemorazione dei defunti, invece di perderci in quella festa commerciale che non ci appartiene – Halloween – ricordiamoli, quei ragazzi, che morirono anche per noi.

Le celebrazioni di questo centenario a livello istituzionale sono state molto timide: c’è sicuramente un pregiudizio  ideologico dietro alla freddezza del nostro governo verso una celebrazione così importante perché, diciamoci la verità, a certa sottocultura radical chic la parola Patria ha sempre fatto orrore. A noi no. Perché in questa parola c’è rinchiuso il senso delle generazioni, il valore della famiglia.

Allora domenica i nostri ministri, il Presidente del Consiglio e della Repubblica, diano un colpo d’ala, se veramente hanno giurato sulla nostra Repubblica: leggano tutti, nel proprio dialetto, una lettera di quei ragazzi morti 100 anni fa sulla linea del Piave.

A volte un gesto simbolico vale più di mille DDL. Nelle trincee della Grande Guerra il popolo italiano non era diviso e non capisco perché una celebrazione che dovrebbe unire tutti quanti, al di là di ogni colore politico, non abbia la giusta risonanza da parte dei nostri ministeri.

 

Pochi giorni fa parlavo con un generale dell’esercito e nei suoi occhi leggevo l’amarezza per un riconoscimento che le nostre Forze Armate, come le nostre forze dell’ordine, non hanno come converrebbe.

E visto che già Gabriele D’Annunzio, il poeta eroe, cento anni fa parlò di vittoria mutilata, cari ministri, se siete veramente italiani, ricordate con onore quei ragazzi che morirono anche per voi.

Edoardo Sylos Labini

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