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L’amica e collega Giovanna Maria Fagnani, del Corsera, ha ritrovato un delizioso articolo sulla fine della storia del GAMBA DE LEGN. Un piacere rileggerlo, a oltre mezzo secolo di distanza!
SEDRIANO …. El gamba de legn….
Il 31 Agosto 1957 il Gamba de Legn andò in pensione perché troppo lento. La sera di quell’ultimo giorno i treni che passavano da Sedriano , che avevano effettuato l’ultimo percorso per i lavoratori, ritornarono, a distanza di una decina di minuti l’uno dall’altro a Milano, percorrendo per l’ultima volta quei binari.
Era una calda serata, i treni agghindati con collane di fiori passavano sbuffando e fischiando tra due ali di folla convenuta a dare un ultimo saluto a quei convogli che non avrebbero più rivisto passare per quelle contrade.
Finiva così un epoca. Questa può sembrare una frase fatta e retorica, ma non è così. Il Gamba de Legn, per tutti coloro che se ne servivano era molto di più di un semplice mezzo di trasporto. Oserei dire che era una specie di salotto in cui trovarsi, discutere, ridere, vivere. Il suo stesso andare lento, favoriva il formarsi di compagnie di persone che, cascasse il mondo, non mancavano mai di essere presenti, ogni giorno ed alla stessa ora, mattina e sera, sempre sulla stessa carrozza, in compagnia della stessa gente. Si sviluppava così un sano cameratismo, specie tra i più giovani, e non era raro che , (sempre di sera però, perché al mattino c’era molta gente che cullata dal dolce tran-tran del 20 all’ora preferiva continuare il sonno bruscamente interrotto), si intonassero anche dei cori, magari in aperto contrasto con le buone norme della musica, ma pur sempre gradevoli, checché se ne dica.
Per i più audaci che al mattino ce la facevano a restare svegli, quasi sempre potevano assistere ad uno spettacolo che non è esagerato definire entusiasmante. Accadeva infatti che qualche ciclista che si recava al lavoro in concomitanza con le corse del “Gamba”, vedendosi affiancato prima e superato poi da questi, non sopportando lo sgarbo si mettesse a pigiare disperatamente sui pedali, per dimostrare che loro erano in grado di filare molto più veloci del trenino. Dal finestrino gli spettatori li incoraggiavano con urla e strepiti, con vaghe parole ironiche, questi brillanti pedalatori che vedendosi al centro dell’attenzione non desistevano affatto di mulinare i pedali ma continuavano con rinnovata lena in quel loro forsennato esercizio; e quando finalmente, con due spanne di lingua penzoloni riuscivano a sorpassare per qualche attimo la sbuffante locomotiva, non era raro sentire lo scrosciare di un appaluso all’indirizzo di quegli ardimentosi. Resta da chiedersi però con quale stanchezza arrivassero al luogo delle loro occupazioni.
Chi scrive ha fatto questa vita per quasi un anno, ed ogni tanto non può fare a meno di sorprendersi a pensare, non senza un po’ di nostalgia, a quelle comitive che, ad un osservatore ignaro potevano sembrare di ritorno da corroboranti e salutari scampagnate invece che da una faticosa giornata di lavoro a volte assai duro.
Ma tant’è. Quei bei tempi sono ormai trascorsi. Tutto quello che è vecchio e superato vien messo a riposo per “limiti di età”, sistema elementare per dirti “non servi più”, ma come mai questi ricordi sono indelebili in chi li ha vissuti? Sui nuovi pullman dell’ATM, ugualmente lenti, si ripeterà la stessa atmosfera? E’ il nostro augurio.
Giuseppe Fagnani
Da “Il Rogo”, periodico del Circolo Giovanile Sedrianese”- aprile 1968