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Dall'archivio:

‘Abbiategrasso Città della Cultura’: Alberto Fossati, more solito, vola alto. Adesso tocca ai ‘suoi’ seguire lui e le sue seduzioni(non è facile)

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ABBIATEGRASSO “Siamo dentro la storia di una piccola città che è stata importante non solo per la bellezza del suo patrimonio monumentale, che ha fatto parte dell’Impero ed è stata dogana. Oggi è una città affannata e ha perso servizi importanti, ma è in questi momenti che la politica è chiamata ad elaborare soluzioni ed a proporre risposte. Siccome questo è il nostro tempo e noi siamo dentro questo flusso della storia, nonché dentro Città Metropolitana di Milano, noi oggi pensiamo di lanciare una proposta ambiziosa e non velleitaria: candideremo Abbiategrasso ai bandi per diventare Capitale Italiana della Cultura”.
E’ il tempo del coraggio, delle classi dirigenti coraggiose e non dei bassi profili. E allora rieccolo Alberto Fossati, 15 anni dopo la sua uscita di scena (dalla politica locale). E’ quello di sempre, anzi ovviamente il tempo ha conferito ulteriore gravitas alla sua imbarazzante preparazione e al suo spessore, indiscusso. Ma mentre ieri sera eravamo al suo comitato elettorale nel centro di una città radicalmente cambiata rispetto al suo primo tempo (elettorale), quello dei primi anni 2000, ci chiedevamo cosa ci faccia Fossati alle 18.30 in una città piccola o piccola città mentre il suo amico Bruno Tabacci, pretoriano di Mario Draghi, alle 21,30 è su La 7 da Giovanni Floris accanto a ministri (scelti dal centrosinistra) che valgono una tacca rispetto a Fossati. Quindi il Pd o chi per esso dovrebbe spiegare perché ha tenuto uno come Fossati in freezer salvo poi ripresentarlo 15 anni dopo ad Abbiategrasso. Al suo fianco due validi esponenti metropolitani del Pd, Michela Palestra e Francesco Vassallo (venuti in veste istituzionale: stona assai, errore magari in buona fede ma marchiano, ieri rappresentavano tutti, non solo il csx), che rispetto a Fossati.. Va beh.

Fossati vuole Abbiategrasso capitale culturale ma intanto sui social (e nei bar) circola lo scontento, classico in questa città. Claudio Bressani da Vigevano, collega di lunga data, riporta tutti a terra e dice che per venire a Bià ci ha messo una vita, e a fianco del centrosinistra anni fa c’erano i No Tang, oggi i 5 Stelle che erano barricaderi del No e oggi sono barricaderi del chissà.

Nella sala di ieri tanto centrosinistra coi capelli bianchi, ansioso di riscatto perché escluso dalle stanze del potere da anni. Anche i 21 anni di Andrei Lacanu, ma in generale l’età media è alta.

Si rivede Sandro Mola, ma anche Adolfo Lazzaroni, e questo significa che la frattura sanguinosa del 2007 pare essersi ricomposta, però mentre Mola era passato dalla grande scuola politica e culturale del Pci-Pds-Ds, oggi a fianco di Fossati c’è Maurizio Denari dei 5 stelle, succeduto a Barbara De Angeli (auguri..) e che mentre parla pacatamente ed educatamente dà la plastica rappresentazione di una classe dirigente ben diversa e senza esperienza. Andrea Gillerio è  generoso ma anch’egli senza esperienza amministrativa, e allora per fortuna che c’è Andrea Sfondrini, cresciuto in una delle famiglie più simboliche del cattolicesimo democratico made in Bià.

Fossati lancia una sorta di ALL IN, ovviamente anche sui temi della campagna più caldi e contingenti (strada, ferrovia, centro commerciale, ospedale) la padronanza c’è e verrà, ma va tutto ri e resettato sotto la lente e la luce di un centrosinistra nuovo, dove non c’è più la sinistra radicale (come a Magenta: sparita), col cero solitario del sempre presente Lele Brizio. C’è anche la brava Simona Posla, emozionata e che si presenta solo alla fine del suo saluto (si fa all’inizio).

Il centrosinistra 4.0 (il primo fu Ceretti 1994, il secondo Fossati 2002, il terzo Arrara 2012) arriva all’appuntamento elettorale in una città che ha contribuito a cambiare radicalmente, specie quando si poteva (quindi dal 1994 al 2007), ma che poi e per due volte ha incoronato il centrodestra.

E adesso di fronte al csx c’è Cesare Nai con la sua forza tranquilla, nei confronti del quale la parte più disattenta dello schieramento progressista fa l’errore più grave come insegna l’Arte della Guerra di Sun Tzu (sottovalutazione del tuo avversario e scarsa analisi delle condizioni del terreno): perché, comprensibilmente, detta parte disattenta non vede l’ora di tornare nella stanza dei bottoni. E infatti il più avveduto degli astanti (Fossati) tiene in debita considerazione l’avversario.

Quindi adesso tocca a partiti e centrosinistra stare dietro le seduzioni politiche del suo leader. Non sarà facile, a quanto si è visto ieri. Perché oltre a fuoriclasse servono valenti gregari e adeguati comprimari. C’è da correre, quando il tuo leader è così forte e parte lancia in resta puntando su Abbiategrasso Città della Cultura.

Resta un mese e mezzo per (di)spiegare (il tutto). E anche qui.. Il fattore tempo. Il mese di febbraio giusto per convincere Alberto Fossati era quello del 2021, dacché ritorni e grandi slanci ideali hanno bisogno di tempo. Tanto.

Fab. Pro.

 

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