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++Cibo vegetale e vegetariano: crescerà del 20% (ancora) in 3 anni

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 Se anche gli chef più blasonati, da Renè Redzepi, al Noma di Copenaghen, a Niko Romito, col nuovo menù del Reale a Castel di Sangro, hanno rielaborato menù interamente a base vegetale è perchè è tempo di nobilitare questi alimenti da semplici contorni a protagonisti delle nostre tavole.
 

In realtà, come testimoniano i dati della ricerca sugli alimenti a base vegetale condotta da Bva-Doxa per il Gruppo dedicato a questa categoria di Unione italiana food, negli ultimi 5 anni gli italiani sulle loro tavole hanno già avviato il cambiamento (lo dichiara il 66%) aumentando il consumo di frutta e verdura (4 su 10) e riducendo l’apporto di proteine animali (3 su 10). Oggi, secondo l’ultimo rapporto Coop, il 22% di proteine consumate nel nostro Paese è di origine vegetale: c’è chi le cerca direttamente in alimenti come ceci, fagioli, soia o lenticchie e chi invece privilegia quelli che l’industria chiama prodotti plant-based, ricettati a base di materie prime vegetali come burger, polpette e bevande. Parliamo di un mercato promettente, come spiega il presidente del gruppo prodotti a base vegetale di Unionfood, Salvatore Castiglione, che nel 2020 (dati Iri) ha contato su 22 milioni di consumatori: “Il mercato plant based nell’ultima stima del 2020 valeva 385 milioni di euro che, per una nuova categoria di prodotti, è una cifra molto importante – ha spiegato ad askanews – perché ha una crescita a doppia cifra ogni anno, cosa rara in un mercato come quello del food, un mercato completamente saturo in cui ha trovato un suo spazio e ha addirittura proposto delle innovazioni, e nei prossimi 3-5 anni ci aspettiamo un’ulteriore crescita di quasi il 20%”.

La attese di crescita a doppia cifra si basano su una tendenza che non può più essere considerata una semplice moda alimentare: più di un italiano su due (54%) acquista prodotti a base vegetale (il 21% abitualmente, il 33% occasionalmente), con una marcata presenza di under 35 tra chi li scelgono regolarmente, 2-3 volte a settimana. Non solo, secondo la ricerca Bva-Doxa per Unionfood, una volta provati, gli italiani tornano a comprarli: circa 4 su 10 sono user abituali e altrettanti occasionali.

“I prodotti plant base sono sempre più al centro dell’interesse dei consumatori perché c’è stata un’occasione in cui gli italiani hanno potuto sperimentarli: in questi due anni passati in pandemia sono stati sperimentati sia come momento di consumo sia come ingrediente per la trasformazione – ha proseguito Castiglione – All’improvviso si è creata un’alternativa a quello che era il normale ingrediente utilizzato fino ad allora, non è stata una sostituzione totale, si è creato questo nuovo target di consumatori, i flexitariani che alternano la proteina vegetale a quella animale”.

Ma cosa spinge gli italiani a scegliere questi prodotti a base vegetale? Se per 4 su 10 è il contenuto nutrizionale e il ridotto apporto di grassi a guidare all’acquisto, per il 34% sono una alternativa per diversificare gli alimenti portati a tavola e invogliare anche i più diffidenti (come i bambini) a consumare più vegetali, percentuali che salgono al 70% circa per chi li considera un modo per aumentarne il consumo giornaliero. Ma c’è anche un altro driver d’acquisto per i prodotti a base vegetale, apprezzato soprattutto dai più giovani (under 35), ed è il loro profilo sostenibile: per la metà sono di cibi amici dell`ambiente, con una impronta ecologica tra le più basse del mondo alimentare (per il 47%), mentre il 46% del campione li apprezza perché richiedono un minore impiego di risorse naturali.
“Credo che sia la prima categoria di prodotti alimentari che fa a pari con l’impegno sulla sosteniblità – ha aggiunto Castiglione – sappiamo come il vegetale consuma meno suolo, meno energia negativa immessa nell`ambiente e proprio la sua modalità di essere naturalmente sostenibile spinge l`industria a continuare a essere sostenibile anche nella fase di produzione e di distribuzione”.

Oggi il consumo di questi prodotti è soprattutto domestico, del resto l’80% della produzione viene distribuita dalla Gdo, ma il consumo fuori casa è destinato a crescere secondo Castiglione: “L’horeca sta riprendendo ora ma soprattutto il bar sta diventando un nuovo momento di consumo di questa categoria di prodotti” ed è qui che si stanno orientando una parte degli investimenti dell’industria: “Si guarda sicuramente a nuovi ingredienti, ma anche alla forma di questi prodotti: l’ultima novità è la linea bar perchè oggi è normale entrare in un bar e chiedere un cappuccino a base avena o soia”. Attualmente l’offerta di prodotti a base vegetale ha come “settore più importante proprio quello delle bevande che si assesta come primo trend di consumo seguito da burger, polpette, salse – ha aggiunto Castiglione – si arriva anche alla versione fermentata quindi alla frutta, ormai c’è un portafoglio di prodotti amplissimo”.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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