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25 novembre e femminicidio: parola di donna (e di Stefania Bonfiglio)

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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Al giorno d’oggi si sente parlare di femminicidio in continuazione ed è importante sottolineare che quando una donna subisce violenza è sempre una tragedia. Un dolore per tutto il genere umano, perché le donne sono coloro che generano la vita.
Ma è altrettanto giusto ricordare che quando parliamo di femminicidio parliamo di violenza e la violenza è sempre qualcosa di negativo per tutto e tutti. Questo è il fatto su cui deve ricadere la nostra attenzione. La violenza che è in continuo aumento è quella tra uomo e donna. Come se si volesse creare una società in cui i due generi non siano complementari ma in lotta fra loro. Non dimentichiamoci che vi è la violenza anche verso gli uomini, verso i bambini. Creare parole specifiche quali “femminicidio” per richiamare attenzione su un problema è giusto, lo condivido, ma non quando serve a dividere la società e a creare caccia alle streghe.

In questi giorni si è parlato molto del comico di zelig Della Noce che è stato letteralmente messo in mezzo a una strada a causa dell’ex moglie; anche questa è violenza e di questo sopruso noi abbiamo notizie solo perché è capitato a un personaggio della tv. Ma sono migliaia i padri separati che vivono nella stessa condizione di Della Noce. Il problema, quindi, non è il femminicidio ma la violenza. Un omicidio è sempre un atto da condannare come tutti i soprusi che ogni giorno si manifestano nella nostra società. Non c’entra nulla se ricadono su un uomo o su una donna: la violenza va condannata sempre, ecco perché non condivido assolutamente questa “enfatizzazione” sulla parola femminicidio. Non casco nel tranello che ci vuole gli uni contro gli altri.

Pari opportunità? Si, in tutto, anche per padri separati.

Stefania Bonfiglio

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