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25 novembre, (anche) il Comune di Canegrate si tinge di rosso

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CANEGRATE- Prima  vi era un vestito di luce verde per ricordare la dignità dei bambini e l’importanza di promuoverla e salvaguardarla. Ora quel verde ha lasciato spazio al rosso per richiamare all’importanza di contrastare ogni forma di violenza sulle donne. La facciata del comune di Canegrate si carica di una diversa ma non meno intensa illuminazione sociale. E così resterà fino a domenica 29 novembre.
“Il rosso – spiega il comune in una nota- richiama il colore del sangue versato, secondo dati Istat sono quasi sette milioni, il 31,5 per cento della popolazione femminile tra i 16 e i 70 anni, le donne che nell’arco di una vita subiscono violenza fisica e sessuale. A metà novembre, secondo il Ministero dell’Interno, erano già novantasei i femminicidi compiuti quest’anno, per tante donne la convivenza forzata imposta dal lockdown si è tradotta in una lenta e distruttiva tortura”. Ecco perché chiudere gli occhi sul fenomeno o anche soltanto minimizzarlo, fà intendere il comune, sarebbe delittuoso e significherebbe anche un’offesa fatta non solo alla donna in quanto tale ma come vertice della generazione del mondo per il fatto di custodire nel suo amorevole grembo i figli. Rosso sulla facciata dell’edificio di via Manzoni, quindi, ma anche sulla panchina che, installata il 24 novembre dello scorso anno, vi si trova di fronte. Una presenza che simboleggia “il posto occupato da una donna che non c’è più, memoria di tante che non sono riuscite a sfuggire dai loro carnefici”.  Al tema della violenza sulle donne è stato dedicato anche un incontro organizzato da “Tavolo antiviolenza”e “Filo rosa Auser” dal titolo “Violenza domestica e lockdown”  che si è rivolto a volontari e associazioni canegratesi proponendo “storie di convivenza senza via di scampo con il persecutore, violenze domestiche spesso subite davanti ai figli”.  Insomma, illuminare occhi, mente e cuore sul tema costituisce un preciso imperativo cui si deve richiamare ogni uomo che intenda meritarsi di chiamarsi davvero uomo. Nella consapevolezza del fatto che un uomo aggressivo o violento verso una donna finisce solo  per denunciare a se stesso la sua miseria e povertà.
Cristiano Comelli

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