― pubblicità ―

Dall'archivio:

25 Aprile e Libertà

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

“La Libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”. Riprendiamo la famosa frase di Pietro Calamandrei, politico e accademico italiano, per commentare a freddo quanto (come al solito) successo nel nostro Paese, in occasione del 25 Aprile, Festa della Liberazione.

A questa ne aggiungiamo quell’altra, non meno celebre di Voltaire sulla libertà di espressione”Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire”. 

 

Due affermazioni, che a tutti noi converrebbe leggere quotidianamente, per sviluppare un’autentica cultura liberale che in questa nostra Italia ancora oggi non esiste. O comunque, è praticata da pochi. Siamo un Paese, da un lato, diviso in fazioni, che segue logiche tribali, del ‘o di qua, o di là’. Poi, dall’altro lato, c’è quella parte vasta del Paese che vive con indifferenza queste situazioni. Già perché il teatrino è sempre quello, stucchevole e stantio. A tratti quasi grottesco.

Ci sono i cosiddetti ‘post fascisti’, revisionisti, chiamateli come volete. Ma che alla fine fascisti erano e sempre rimangono. O pensano di esserlo – e questo è anche peggio –  non avendo vissuto sulla loro pelle quel periodo storico drammatico per il nostro Paese.

Sono quelli dei ‘distinguo’, quelli che ancora oggi, godono – quasi in forma masochista – a farsi spernacchiare, che vivono la retorica della sconfitta. Vivono a margini,  stanno nel loro branco, protesi costantemente verso il passato. Rivivendo vicende di settant’anni e oltre fa, parlando un linguaggio che è lontano anni luce dall’attualità dei nostri giorni.

Perché al di là di tutto, il vero tema di fondo è quello di trasmettere alle nuove generazioni dei valori, in primis quello della Libertà, e ricordando chi per quell’ideale perse la vita. Tutto il resto, come canterebbe Califano è noia. 

Tutto il resto, fa parte di una questione aperta che il nostro Paese evidentemente non ha ancora affrontato fino in fondo.  Perché c’è anche quella parte che sta a Sinistra, che fa fatica ad ammettere i crimini, le ritorsioni, spesso vigliacche e non meno infamanti, che una parte di partigiani o pseudo tali commise dopo il 25 Aprile del 1945 per parecchio tempo. A questo proposito, basti pensare alla vicenda delle Foibe. Quanti anni abbiamo dovuto attendere per far luce su queste pagine della nostra Storia?

Serve allora uno scatto in avanti, passare dalla logica del nemico, a quella dell’avversario politico, occorre trovare un collante ideale e valoriale, perché quella del 25 Aprile, sia davvero la festa di tutti.

Di tutti quelli che evidentemente si riconoscono nei valori della Libertà e nella Democrazia.

Quella stessa Democrazia, che grazie alla nostra bellissima e sempre attuale Costituzione, consente a tutti di esprimere il proprio pensiero – anche a quegli idioti che insultano il passaggio della Brigata Ebraica al corteo del 25 Aprile o quegli altri ‘geni’ che imbrattano qualche stele o cippo in ricordo di Partigiani caduti per la liberazione del Paese –  senza il rischio di finire in un campo di concentramento o in un gulag, a seconda dei punti di vista.  

 

Aspetti non banali, appunto, che forse faremmo bene a ricordare. Che rimarcano la differenza tra un Paese libero e un regime.  Ed è per questo che il 25 Aprile andrebbe festeggiato. Da tutti, senza se e senza ma. E possibilmente sventolando un tricolore. 

F.V.

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi