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Dall'archivio:

Magenta, Ivan D’Agostini ricorda l’amico e collega Romano Garavaglia

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

L’amico e collega Ivan D’Agostini ricorda Romano Garavaglia. Parole intense. Da leggere.
MAGENTA E’ mancato il mio caro amico Romano Garavaglia (Romanino per me).
Era un architetto trapiantato a Magenta da Boffalora dove era nato nel 1951.
Ci siamo conosciuti al Politecnico alla facoltà di Architettura, quella storica sede di via Bonardi.

Aveva un automobile incredibilmente piccola la A112 dell’Innocenti.

Con quella siamo andati a Bibbiena (nel Casentino per un concorso di architettura nel 1981) rischiando che la stessa finisse in un dirupo in quei boschi per via della sua innata e meravigliosa distrazione.

Mi piacerebbe iniziare proprio da li. La sua distrazione penso fosse la forza della sua creatività. La sua provenienza, la nascita, la sua concretezza.

Difficile condensare in poche righe il ricordo di un amico con il quale ho condiviso molto. Stanze, fatiche, la china che si arrotolava sul lucido e poi, per motivi che oggi si sono sciolti nel tempo, un pallido addio, per poi ritrovarsi, qualche mese dopo a condividere ancora molto della vita.

Eravamo stati soci e in tempo dove il nostro testosterone la faceva da sovrano, abbiamo separato le nostre carriere ma non le nostre amicizie e le nostre solidarietà. Una lampada, Paries (vecchio, oramai, modello di  una ditta del luogo) testimonia ancora la nostra creatività e complicità di idee

Era un uomo pratico e saggio: “I ball in bon sin a mesdì” diceva, poi bisogna mangiare e da qui la ricerca della sua concretezza che, nei primi tempi cozzava con la mia e mie utopie.

Quante vacanze abbiamo condiviso dopo, tante. In Grecia, durante un viaggio da lui organizzato con in suoi studenti dell’Istituto tecnico dove insegnava, mi ricordo di un edificio particolare che solo lui  aveva ben notato: in facciata una sorta di griglia che si muoveva ad alcune ore del giorno. Solo lui l’aveva notata eppure, in quel viaggio eravamo in quattro architetti! Credo fosse il 1998, due anni dopo in un progetto che feci mi vennero in mente le sue parole e tentai di applicare il concetto.

Era bravo e certamente più di quanto potesse apparire.

E poi l’Albania nel 1994 alla ricerca del fare che per noi architetti (come noi eravamo e siamo) non è solo il danaro ma bensì anche  la voglia di risolvere la vita grama di qualcuno “Hai visto Ivan, mangiano le caramelle senza neppure scartarle!” diceva donandole a quei bambini che ci stavano attorno (il senso dell’Urbanistica che è il vero motore dell’Architettura -parimenti rischia di essere solo decorazione, necessaria certo ma non asse portante della socialità dell’uomo).

Ne avrei di cose da raccontare come del resto ognuno di noi ha per gli amici e forse anche per altri.

Sono rimasto impietrito oggi quando Eugenia (la sua primogenita) mi ha chiamato per la ferale notizia, le lacrime mie e sue hanno farcito la via dell’etere e forse anche lì qualcosa si è fermato in quegli istanti.

Abbiamo celebrato la funzione ultima della sua esistenza terrena, proprio nella costruzione che lui stesso ha disegnato, pensato e fatto realizzare. Voluto al posto di una chiesetta di legno oramai insufficiente e non solo dal punto di vista della capienza, per un quartiere decisamente grande, il Nord o, come dicono a Magenta “giò bas dala stasiun” (un appellativo che ancora faccio fatica a comprendere nella sua piena accezione), la Chiesa della Sacra Famiglia,un senso che lui, al di la delle nostre comuni umane debolezze, ha sempre tenuto come baluardo.

Se ne starà in un luogo che lui stesso ha disegnato e pensato anni fa, così sarà protetto dai suoi pensieri e noi, che staremo qui lo ricorderemo, con le immancabili matite, pennarelli, borse e tanto altro che spesso ho condiviso e amato.

Ciao Romanino

Ivan D’Agostini

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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