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Dall'archivio:

Magenta, addio al ‘Cadinin’: Luigi Bertoglio, simbolo di una generazione

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Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Luigi Bertoglio si è spento serenamente ieri pomeriggio all’età di 97 anni. Giovedì,  i funerali alle 15 nella Parrocchia della Sacra Famiglia
 

 

MAGENTA – Per tutti a Magenta era il “Cadinin” al secolo Luigi Bertoglio, mentre in casa – ci racconta la nostra amica e collaboratrice Irene, e nipote del signor Luigi, a cui tutta la redazione di TN si stringe forte – lo chiamavamo ‘Nonno Gino’.

 

Se ne è andato ieri alla bella età di 97 anni il ‘Cadinin’ e la notizia, non poteva che essere così, ha iniziato a girare in città e sulla rete.

Perché la popolarità e i ricordi legati a questo signore, dalla figura piuttosto minuscola ma arcigna, sempre in movimento nel suo vecchio bar tabacchi in via Espinasse, all’angolo con la via Fermi, sono ancora vivi nella memoria dei tanti che hanno vissuto quell’epoca.

“Nonno Gino” si era sposato nel 1952 con la Signora Antonietta che era andata avanti due anni fa – il 24 agosto del 2019 all’età di 93 anni – una vita insieme. Una vita fatta di lavoro (tantissimo), ma anche di amore e di affetti. Come quello per i figli Massimo e Franco – l’attività a conduzione familiare è poi proseguita negli anni spostandosi più in centro nella zona della ex Laminati Plastici – e degli adorati nipoti: Irene, Pietro, Matteo e Serena.

 

Il ‘Cadinin’ come ci ha scritto stamani Irene, era l’ultimo baluardo di una generazione, quella che aveva conosciuto il dramma della Seconda Guerra Mondiale e che poi aveva contribuito fattivamente alla ricostruzione e alla rinascita del nostro Paese, e che merita davvero di essere ricordata.

Testimone di un tempo difficile ma anche protagonista del boom economico ma più ancora di una Magenta che oggi non esiste più. Purtroppo.

Anche noi che siamo arrivati dopo, ma che andavamo dal ‘Cadinin’ a comprarci un ghiacciolo, o a berci un bicchiere di spuma o chinotto dopo “furibonde” partite a calcio negli afosi e assolati pomeriggi estivi degli anni Ottanta, abbiamo in parte vissuto un ritaglio di quel tempo che oggi pare preistoria.

La Via Espinasse, all’epoca, che distava pochi passi dalla casa del sottoscritto, era un pullulare di attività commerciali. Oggi …. vabbè lasciamo stare.

C’era l’Emilio alimentari, il famoso ‘Salame del Nonno’, da tutti conosciuto come al ‘Masadur’, quindi, la Marina la prestinaia, Aldo con la sua pescheria che riforniva Magenta e dintorni. E poi ancora la latteria, la ‘fruturola’ (fruttivendola),  il Paolo del Colombo Sport, la Nicoletta della Profumeria ed estetica Renoir…..e ovviamente il Riccardi Auto che poi fondò un piccolo impero….

 

Era un microcosmo commerciale dove ci si conosceva tutti per nome, un quartiere che era un comunità, dove il “Cadinin”  era il suo cuore pulsante. Con la sua attività frenetica che iniziava di buona ora al mattino, con chi si fermava per il caffè volante o anche per l’acquisto dei valori bollati.

All’epoca la via Espinasse – e lo è ancora adesso – era il principale ingresso a Magenta lungo la direttrice Nord. Moltissimi, dunque, erano i frequentatori di quello che era un autentico punto di ritrovo per il quartiere. A mezzogiorno c’erano quelli dell’aperitivo, al pomeriggio chi si fermava per una scopa e un bianchino. E poi arrivavamo noi…. quelli del ghiacciolo o del calippo che tanto andava in voga in quegli anni tra noi ragazzini…

Ciao Cadinin!

 

F.V.

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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