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La Cisl prende le distanze: “Sbagliato in questo momento lo sciopero generale”

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Il Segretario generale Angelo Colombini: “Non è questo il momento per radicalizzare il conflitto. Al Paese serve altro”
 

ROMA – La Cisl considera sbagliato ricorrere allo sciopero generale e radicalizzare il conflitto in un momento tanto delicato per il Paese, ancora impegnato ad affrontare una pandemia che non molla la presa e teso a consolidare i segnali positivi di una ripresa economica e produttiva che necessita di uno sforzo comune per essere resa strutturale.

 

Tanto più considerati i rilevanti passi avanti fatti nell’ultimo mese sui contenuti della legge di bilancio . Risultati che valutiamo in modo positivo e che garantiscono avanzamenti su riduzione delle tasse ai lavoratori e pensionati , risorse per gli ammortizzatori sociali e contratti di espansione , maggiori stanziamenti per la sanità , importanti risorse per non autosufficienza, pubblico impiego, assegno unico per i figli, uniti all’ impegno forte assunto dal Governo di aprire al più presto un confronto con il sindacato sulle rigidità della Legge Fornero e di accelerare la riforma fiscale. La manovra di oggi è molto diversa e migliore di quella di un mese fa: merito di una mobilitazione sindacale intransigente, responsabile e costruttiva, che ha puntato a riallacciare i fili dell’interlocuzione senza conflitti sterili.

I risultati sono arrivati sulla via del dialogo e del confronto e su questa via la Cisl intende proseguire, in una fase decisiva per il futuro del nostro Paese, rinsaldando il dialogo sociale per ottenere nuovi avanzamenti e continuando ad esercitare pressione sul Parlamento per migliorare ulteriormente la Manovra e la politica di sviluppo su lavoro e pensioni, politiche industriali e scuola, sostegno al reddito e caro-bollette, per assicurare nuove e maggiori opportunità ai nostri giovani.

“Per arrivare a traguardi concreti e duraturi non serve incendiare lo scontro in modo generalizzato: rischiamo di spezzare i rapporti sociali e industriali trasformando i luoghi di lavoro in campi di battaglia. Quello che serve oggi è l’esatto opposto: coesione, responsabilità e partecipazione sociale”.

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