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MAGENTA IS NOT RED: Fucsina e una missione.. che fa rima con ambizione. Di Franca Galeazzi

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MAGENTA  A poco meno di un anno dalla data di costituzione – era il 31 dicembre 2020 – l’Associazione ‘Fucsina’ si è presentata nel corso di un nutrito (dato i tempi) incontro con la stampa e non solo: c’erano, infatti, rappresentanti delle Istituzioni locali, del mondo dell’associazionismo, della Scuola, nonché il parroco don Giuseppe Marinoni nella sala al piano terreno dello Studio Mainini, nel tardo pomeriggio dello scorso lunedì, 22 novembre.
 

Ed è stato proprio Aldo Mainini, nel ruolo di padrone di casa e di tesoriere del gruppo, a presentare chi, con lui, ha deciso di impegnarsi a che “si riscopra un’identità non nota, come meriterebbe, se non addirittura sconosciuta a molti, ma assolutamente importante al fine di dare nuova vita a Magenta e all’intero territorio”. La qualcosa, preziosa in ogni caso, assume particolare significato in un presente e un prossimo futuro gravati dal peso della crisi sanitaria, economica e sociale, causata dalla pandemia. ‘Magenta is not red’ – scritta apparsa sui manifesti, affissi in città, per il lancio del progetto – è l’affermazione che il ‘magenta’, perché è a un colore che ci si riferisce, non è una gradazione di ‘rosso’, bensì è il ‘fucsina’, un colore primario, come il giallo e il ciano, cioè un colore che non può essere ottenuto da alcuna mescolanza.

 

Sintetizzato in Francia nel 1858 , il fucsina fu poi rinominato, grazie ad un’intuizione commerciale che lo abbinò a uno degli eventi più importati del tempo, alla Battaglia del 4 giugno del 1859 e ai festeggiamenti parigini in onore del Generale Mac Mahon, artefice della vittoriosa giornata. E fu così che la nostra Città divenne e continua ad essere la sola il cui nome è legato ad un colore e per questo nota nel mondo. Allora perché non rilanciare la peculiare identità attraverso una serie di azioni, quali “la creazione di un marchio (Città del Colore) che conferisca forza attrattiva culturale e commerciale a Magenta e al territorio … l’individuazione di un luogo dove possano convivere ricerca scientifica e applicazioni industriali, laboratori e spazi riservati a coworking e a star-up, attività culturali e sociali … la realizzazione di un Museo Internazionale del Colore … la riqualificazione architettonica e urbanistica, il recupero di aree dismesse … la rigenerazione sociale e produttiva”? Tanto per citare alcuni passaggi dell’intervento del vicepresidente, Andrea Cairati. Impresa ambiziosa? Sì, nessuno lo nega, anzi tutti lo ribadiscono. Però, procedendo step by step, con interventi di varia natura di ‘avvicinamento’ al 2025 – “anno in cui vorremo inaugurare il Museo”, così ha annunciato il presidente Eugenio Ceriani – e confidando in una condivisione e collaborazione allargate, ci si prova. “Si darà vita ad interventi temporanei a basso costo (un esempio: installazioni) e permanenti (un esempio: graffiti) per rimediare al grigiore, se non all’abbandono, di alcuni luoghi”, ha illustrato il consigliere Chiara Sangalli. Soprattutto, si cercherà, o meglio, si cerca il supporto, attraverso incontri mirati, di tutte le forze vive della Città e del territorio, si fa appello ai giovani studenti, al mondo dell’imprenditoria e del commercio – il segretario di ‘Fucsina’ è l’ex imprenditore Vittorio Garanzini – agli Enti territoriali, alle fondazioni e associazioni culturali, ai centri di ricerca e Università, ad ogni privato cittadino. Insomma, a tutti coloro che, “perché no, spinti dall’emozione, dall’energia che il fucsina sprigiona, decidono di starci a migliorare la città, che è in fondo la nostra casa, rendendola più accogliente, più bella per viverci “, ha chiosato il consigliere Marina Mignone cui ha fatto eco il ‘collega’ Lorenzo Benvenuti, il meno ‘magentino’ del gruppo, se non per amore di una nostra concittadina e “di questa idea che parte da un territorio, ma parla il linguaggio universale del colore … non perdiamo tale opportunità”, ha sottolineato e concluso, prendendo in prestito le parole di Bebe Vio: “Se sembra impossibile, allora si può fare”. Quale viatico migliore?

Lasciatemi, però, concludere – a conforto del primo cittadino di Santo Stefano Ticino, Dario Tunesi, che, intervenendo per complimentarsi per il progetto, ha raccontato di aver sempre creduto e diffuso il ‘credo’ che il color magenta fosse derivato dalla mescolanza del sangue (dei feriti e morti in battaglia) e del terreno – , rassicurandolo: “Tranquillo, Sindaco, non è il solo. In parecchi siamo diventati grandi con questo falso mito … con buona pace dei membri del neo-nato gruppo”.

Per saperne di più www.fucsina.it/coloriamo oppure https://www.facebook.com/fucsina

Franca Galeazzi

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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