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‘Dedicato ai folli..’ Abbiategrasso, festa per il Parco Inclusivo. Vi raccontiamo chi l’ha voluto.. e sognato

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ABBIATEGRASSO  Sabato 25 settembre si è svolta la festa di inaugurazione per il nuovo Parco Inclusivo al parco dei Bersaglieri, insieme al sindaco Cesare Nai, l’assessore Roberto Albetti, i Sognatori, Radio City Bar e tutte le associazioni che hanno contribuito alla realizzazione. Del progetto abbiamo parlato diverse volte. Vi proponiamo un approfondimento sulla principale sostenitrice di questa visione: Sara Valandro.
 

NON EST FORMOSA CUIUS CRUS LAUDATUR AUT BRACHIUM SED ILLA CUIUS UNIVERSA FACIES ADMIRATIONEM PARTIBUS SINGULIS ABSTULIT
Sono passati quasi tre anni, ormai. Ero alla rotonda che conduce all’iper di Magenta e stavo mandando a quel paese la classica donna imbranata al volante (scusami il ‘sessismo’..). Suona il telefono, è un numero non in agenda. ‘Ciao, sono Sara Valandro, certo che quando scrivi contro qualcuno sai essere davvero cattivo.. Però efficace’.
Non sapevo niente di lei, però la prima volta che la incontrai mi fu impossibile non notare l’orologio che portava al polso, un Cartier, e soprattutto il modo con cui lo ‘indossava’. Certe cose, certi oggetti, non sono per tutti.
‘Sai ho deciso, anzi abbiamo deciso (….), che costruiremo un grande parco inclusivo per fare giocare i bambini e le bambine meno fortunati’. ‘Ma scusa, quanto costerebbe? Ci vorranno almeno 50mila euro, forse 100’. ‘Li raccoglieremo’, mi disse senza esitazione.
Quell’altra telefonata finì così, e mi dissi che nonostante tutto, la grinta, la determinazione, il nobili genere natus di Sara (piaccia o no, è una cosa che conta), mi sembrava il classico progetto di una delle tante novizie della politica che in 30 anni avrò visto a centinaia, a migliaia (nascere e morire alla velocità d’un battito d’ali).
Ieri pomeriggio, arrivato in ritardo alla cerimonia di inaugurazione di quel Parco Inclusivo sognato tre anni fa e presentato la prima volta a villa Umberto una sera di dicembre del 2018 (le consigliai di indossare un abito rosso: colpisce maggiormente l’occhio) dopo essere stato con Giorgia Meloni a Busto Arsizio (rimediando circa 500 cazzotti avendo ‘funto’ da cordone di sicurezza tra due ali di folla pazzesca), ho visto un bambino in carrozzina, avrà avuto 10 anni, che se ne stava in un angolo, sorridente. E guardava una giostra, una di quelle ottenute vendendo cassoeula, torte, organizzando eventi di ogni tipo. Il Parco Inclusivo è realtà perché la politica, spesse volte stronza, sa essere anche straordinaria.
E perché Cesare Nai è un sindaco intelligente, e perché Roberto Albetti (che sarà rimasto stordito, da politico navigato da mezzo secolo, per le centinaia di telefonate e solleciti ricevuti dalla consigliera..) crede nella sussidiarietà. Il Parco Inclusivo di Abbiategrasso è realtà perché in un mondo nel quale si sta drammaticamente perdendo il senso della differenza e della differenziazione dei sessi (frutto di Madre natura, non del pregiudizio) , tra uomo e donna, spesso si perde anche la coscienza di quanto sia preziosa la determinazione da amazzone di chi (come la donna impegnata in politica) sa sbattere le ciglia, indossare un tailleur, una scarpa od un accessorio importante e nel contempo mostrare quello che può essere il valore aggiunto di una donna (‘citofonare’ nel caso appunto a Giorgia Meloni, o alle tante donne, di destra centro e sinistra, che hanno fatto politica con successo in Italia, dai piccoli Comuni o sino allo scranno di Presidente della Camera come Nilde Iotti).
Il Parco Inclusivo è realtà perché, parafrasando quello spot di metà anni Novanta scritto di suo pugno da un brillante venditore di computer (che poi s’inventò un telefonino ‘di un certo successo..’),
“questo Parco Inclusivo lo dedichiamo ai folli, agli anticonformisti, ai ribelli, ai piantagrane, a tutti coloro che vedono le cose in modo diverso. Costoro non amano le regole, specie i regolamenti, e non hanno alcun rispetto per lo status quo. Potete citarli, essere in disaccordo con loro, ma l’unica cosa che non potrete mai fare è ignorarli. Perché loro cambiano le cose. E mentre qualcuno li vede come dei folli, loro sanno che soltanto chi è così pazzo da credere che le cose possano cambiare, poi le cambia per davvero..”.
Siccome niente nella vita è soltanto miele e zucchero, ma anzi è soprattutto maldicenza e parola sussurrata, bisogna (anche) dire che in politica, spesso, i nemici più insidiosi sono seduti al tuo stesso tavolo. Pertanto è evidente che se una matricola della politica si prende più articoli di giornale, più post, più attenzioni di chi è in politica da anni o decenni, creerà fastidio e disagio.
Tutte cose che succedono, tanto più se sostenute da qualche forma di avvenenza, bellezza, capacità di stare a tavola e usare le posate in modo appropriato, reggere elegantemente lo stelo di un calice di vino e prediligere i vini rossi di Borgogna (pertanto s’intende vini da uva a bacca nera, Pinot Noir). E’ sempre successo, sempre succederà. I mediocri, diceva Philippe Daverio, hanno vite mediocri, lavori mediocri, paghe mediocri, tristezze mediocri. Ma anche la loro capacità di distruggere è mediocre, quindi mediana. Quindi vince e ha vinto chi quel Parco Inclusivo di Abbiategrasso lo ha tenacemente voluto, combattendo per ottenere che passasse da aspirazione a realtà.
Vince chi, come Sara, ha preso piena coscienza del fatto che nella vita, come disse l’attore di uno straordinario film di Jean Gabin, ‘le cose più difficili, ma anche più belle, si compiono come quando si sceglie un libro o una donna: correndo dei rischi”.
E allora chapeau per lei, a cui dedico il primo post dopo tre anni dacché mi telefonò. Ma anche io, come tutti quelli in politica da anni, in realtà rimasi un po’ infastidito da questa ‘novizia’ che voleva spiegare ‘a-quelli-come-me-come-si-fa’.
Galeotto, fu quel Cartier… Ma del resto, come scrisse Lucio Anneo Seneca, ‘Non est formosa cuius crus laudatur aut brachium, sed illa cuius universa facies admirationem partibus singulis abstulit”. Non è bella la donna di cui si loda una gamba o un braccio, ma quella il cui universo complessivo- quindi, corpo e anima- rende vana l’ammirazione delle singole parti.
Continuate a sognare, perché tanto i mediocri continueranno a mettere i bastoni tra le ruote. Ma intanto, i sogni dei folli, quelli più arditi, si tramuteranno ‘come la cultura, unica, che riconosco: quella delle Idee che diventano Azioni’ (Ezra Pound).
Fab. Pro.
PS Giustamente, Marta Gentili ci ha ricordato le tante altre persone che- oltre a quelle citate nel pezzo e  a Marta stessa- hanno sognato il Parco Inclusivo: Andrea Samek Lodovici, Tiziana Losa, Monica Speroni, Villa Umberto 1896, Giovanni Maiorana, Luigi Bertelli, Manuela Moma Franchi, Michele Recchia

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