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Lugano: Endorfine Festival 2021, il coraggio di esprimersi

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LUGANO CH – Sei incontri molto interessanti ad Endorfine Festival Lugano 2021. Quattro in particolare, con la vocazione di “istruire” grazie ad un collegamento su più fronti: informazione-terrorismo interno ed internazionale-Mafia e Criminalità organizzata. La libertà di stampa e di pensiero, spesso negata od osteggiata, diventa il caposaldo della narrazione di eventi che tutti noi siamo chiamati ad osservare.

In quattro conferenze, partendo da un incipit ispirato alle “Vite blindate”, ci si affaccia sempre all’informazione e alla formazione come mezzi per scappare da queste “prigioni” e dalle false chimere.

“STASERA SANTORO”.
Il giornalista Michele Santoro ha inaugurato Endorfine Festival Lugano, edizione 2021. “Nient’altro che la verità”, è il titolo eloquente del libro di cui è autore, edito da Marsilio Editori, con il quale si inoltra nell’analisi del fenomeno “Cosa nostra”; analisi ispirata in modo particolare dall’incontro con Maurizio Avola, pentito di mafia catanese, che si è autodenunciato, dichiarandosi colpevole di innumerevoli omicidi per conto dell’organizzazione criminale.
Ma se questo è stato il cuore del suo incontro con il pubblico luganese, non bisogna trascurare il fatto che la serata si è aperta mettendo l’accento sulla sua esclusione dalla televisione italiana.
È stato inevitabile probabilmente finire a dibattere anche sulla recente pandemia.
Per Santoro, il compito del giornalista non è unirsi alla propaganda unanime sul Covid-19 ma sollevare dubbi e creare caos se necessario, perché è dal confronto-scontro che scaturisce la democrazia.
“Se devi limitare la mia libertà di movimento, non limitare anche la mia libertà di pensiero, o mi viene il forte dubbio che vuoi un popolo gregge dedito al pastore!”.
Per lui inoltre, il compito del politico, a prescindere, non è mai la sterile propaganda, nemmeno in campo vaccini. Sono i virologi a diversi esprimere sul campo. Invece a suo dire, oggi non si distingue più il medico dallo scienziato e dal politico.
È energico Santoro, pieno di verve e passione, nell’analizzare passato presente e futuro della politica, della televisione e di quell’organo pulsante che dovrebbe essere l’informazione.
L’informazione ufficiale rimane la spina dorsale del suo mondo, ma non gli sfugge di denominare l’Italia come una provincia sottosviluppata dei social network: il Belpaese non ne ha creato uno proprio.
E come vede il mondo l’Italia, attraverso nuovi canali come Netflix?
Mette l’accento sul fatto che il Paese di Dante appare come la prima frontiera dell’Africa, grazie alla tendenza tutta Italica a mettere in ombra contesti d’attualità importanti, con sciocchezze come i reality e i salotti.
Addentrandosi nell’intervista ad Avola, si entra nel vivo delle stragi, partendo dell’omicidio “avvertimento” del Magistrato Scopelliti, per poi passare al tristemente straordinario attentato alla vita del Magistrato Giovanni Falcone; attentato che aveva designato in automatico come prossima vittima il Magistrato Paolo Borsellino, quale “erede naturale” di Falcone.
Si scopre una insospettabile evoluzione moderna della Mafia, partita dalle campagne rurali del Sud Ottocentesco: anche quest’ultima oggi si avvale della tecnologia, ad esempio.
Il fil rouge rimane però il concetto di “Uomo d’Onore”. Se non si capisce questo concetto, non si può capire come funziona la Mafia.
La domanda che preme: “Che fine ha fatto Cosa Nostra?”. E perché da anni non vi sono più omicidi eclatanti?

“NEL NOME DI CHI?”, incontro con la madre di uno dei terroristi del London Bridge.

Valeria Collina è stata la madre di Youssef Zaghba, il giovane che insieme ad altri attentatori, fu ucciso sul London Bridge nel giugno 2017, dopo il loro attentato nel quale perirono otto persone.
Italiana e moglie di un marocchino dalle rigide idee conservatrici musulmane, accettò di trasferirsi con il coniuge in Marocco e di convertirsi liberamente all’Islam. In questi credo e cultura, crescono un figlio maschio ed una figlia femmina.
Dalla loro vita è esclusa anche la televisione, in quanto potrebbe trasmettere idee occidentali, considerate “anti Islam”.
Per la Collina tutto ciò è buono: desidera fortemente sentirsi una “buona musulmana”, a dispetto delle native che intorno a lei, protestano per il riconoscimento dell’uguaglianza.
Tuttavia, la televisione entrerà di prepotenza, per la prima volta nella loro vita, allo scoccare degli attentati alle Torri Gemelle.
Poco dopo, la figlia fuggirà per riparare in Italia: è stanca delle prepotenze paterne, silenziosamente accettate da sempre dalla madre.
Da lì in poi, in Valeria nasce il desiderio del rientro in Patria: porterà con se’ anche il figlio.
In questo contesto di assimilazione dell’altra cultura per discendenza, il figlio maschio sembra mantenere da subito più legami
con quella musulmana.
Suo figlio è in gamba, nel lavoro come negli studi. Potrebbe integrarsi perfettamente ma sembra non riuscirci. Una diretta accusa della madre: sarebbe dovuta essere proprio la comunità musulmana in Italia a favorire questo processo. Invece furono i primi a tagliare completamente i ponti con loro, ai primi segnali di radicalizzazione del ragazzo. Segnali che poi sappiamo in cosa sfociarono.
Oggi Valeria Collina è una donna nuova. Si allontana sempre di più dall’Islam, e ammette che forse culminerà nell’ateismo.
Si sente in pace, grazie alle numerose iniziative da lei intraprese, per evitare nuove radicalizzazioni giovanili.
Ma rimane in lei un rammarico: non aver saputo instillare nel figlio una criticità rispetto all’Islam, e non aver mai mostrato opposizione alle violenze del padre, davanti a lui.

“PREMIO BORRADORI A FINZI PASCA”

Il “Premio Marco Borradori – Tutto ciò che genera bellezza” edizione 2021, si ripromette di essere il primo di una lunga serie futura. Sarà conferito alla personalità svizzera o all’istituzione svizzera, che nell’anno in corso si sarà distinta per la creazione di “bellezza”. Lo scomparso Sindaco di Lugano era un grande amante della bellezza in tutte le sue forme, oltre che immancabile sostenitore di Endorfine.
Quest’anno, l’insignito è stato Daniele Finzi Pasca, regista, coreografo ed attore svizzero. A consegnargli il riconoscimento, un corridore scolpito dalle mani dell’artista Selim Abdullah, corridore nella realizzazione di un’utopia, grazie al movimento dinamico sportivo; ma anche “corsa come pensiero prima dell’azione”.
Un emozionato Finzi Pasca, sempre grande narratore di vita attraverso l’arte, ha raccontato la sua amicizia con Borradori; per poi esprimere quanto sia importante gioire del successo del tuo vicino come fosse il tuo, oltre alla fiducia nelle nuove idee che portano bene a tutta la comunità.
Reduce da immense realizzazioni come Le Cirque Soleil e le Olimpiadi di Torino, poco ci svela sul nuovo progetto, che promette di raccontare ancora la commozione come prima fonte di bellezza.
Finzi Pasca ha ricevuto il premio dalle mani di Carlotta Borradori, figlia di Marco, alla presenza del Vicesindaco di Lugano, Michele Foletti.

“NON CHIAMATELI EROI”
Vibrante di forte attualità, anche grazie agli notizie aggiornate di questi ultimi giorni nei tg italiani, riguardo il tentativo di attentato al figlio, la conferenza tenuta da Nicola Gratteri, Magistrato e saggista, nonché Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro.
Dal 1989 vive sotto scorta, per i suoi “fastidi” alla Criminalità organizzata.
Autore di molteplici saggi sull’argomento, durante l’incontro ad Endorfine, si approfondisce l’ultimo uscito: “Non chiamateli eroi. Falcone, Borsellino e altre storie di lotta alle mafie”, edito da Mondadori.
Il libro, anche grazie alle illustrazioni di Giulia Tomai, vuole rivolgersi prettamente a giovani lettori.
L’intervista pubblica parte spiegando cosa porta uomini e donne a fare una scelta di vita, che potrà comportare pericoli per la propria incolumità.
Centro di tutto sono le nuove generazioni e il ruolo dei docenti, nell’insegnare nel modo più pratico possibile ai ragazzi, perché il crimine non conviene mai.
Il Magistrato differenzia poi i vari tipi di Mafie e Organizzazioni criminali, partendo dalle radici storiche e geografiche di queste entità, per giungere alla loro espansione in tutto il mondo, inclusa la Svizzera.
Il riciclaggio di denaro sporco e le attività commerciali che ne nascono già complici, sono ormai l’emblema e la strategia per accrescere sempre più il potere della rete. L’accusa velata pare essere all’incompetenza e forse cattiva volontà degli investigatori, nello smascherare funzioni e tattiche delinquenziali. Ma ha giocato la sua parte anche la convinzione, cominciando dal Nord Italia, prima frontiera dell’espansione mafiosa, che Cosa Nostra non potesse essere culturalmente anche “cosa loro”. Indubbiamente però, uno dei capisaldi mafiosi è stato sempre quello di sapersi proporre alla gente comune anche come fonte finanziaria in tempi bui. E se questo rimane un buon discorso partendo dal basso, come nei casi dei più sconvolgenti terremoti; è invece investire in Paesi ricchi che permise la grande espansione europea e statunitense. Della Svizzera ha ad esempio commentato che la Mafia è da noi sotto mentite spoglie, con lo scopo di “succhiare la nostra ricchezza”.
Non sono mancate critiche costruttive alla società moderna ed alla mancanza di valori dei giovani d’oggi, supportata e favorita anche dai contenuti divulgati dagli adulti, perché un “tutto e subito” nella società dell’apparenza, può concorrere a formare nuovi criminali.
E, ancora una volta, sul piano della Svizzera?Su questo quesito il Magistrato conclude: “Senza la collaborazione dei media, che trasmettano una sensibilità della cittadinanza alla problematica mafiosa, i Cantoni non faranno mai niente”.
Interessante l’intervento di Carla del Ponte, relatrice nell’edizione 2020, celebre per essere stata in particolar modo, Procuratrice capo del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia. Uno su tutti pare essere il fondamento basilare, che mette d’accordo Del Ponte e Gratteri, per permettere la collaborazione tra magistrati di tutto il mondo: la stima e la fiducia reciproci

“OSAMA BIN LADEN MI DISSE…”
L’incontro che ha chiuso Endorfine 2021, è stato quello con il giornalista pakistano Hamid Mir, intitolato “Osama Bin Laden mi disse…”.
Il giornalista, vittima a sua volta di censura ed esclusione mediatica per la sua critica allo Stato, ha raccontato i propri incredibili incontri con persone inarrivabili come Benazir Bhutto, ex prima ministra del Pakistan, con Nelson Mandela, dilungandosi però per più tempo su quello con Osama Bin Laden.
Molti i temi, dalle Torri Gemelle, all’Afghanistan, fino a differenziare movimenti come Al Qaida ed Isis, (il primo ad esempio è molto più nazionalista); per giungere al ruolo delle donne nella crisi talebana. Non sono mancati osservazioni sul comportamento degli USA e sulla posizione di Iraq, Israele, Pakistan ed Afghanistan.
E poi una teoria quasi certezza a bruciapelo: che gli Stati Uniti abbiano abbandonato l’Afghanistan, perché attualmente il problema cruciale è la Cina… Cina che parrebbe essere in “buoni rapporti” con i talebani…
Non sono mancati accenni a strategie giornalistiche come alle personalità degli intervistati.
Per un incontro conclusivo veramente eccezionale.

I link video delle conferenze:

Michele Santoro:

https://fb.watch/87yZyGS1sx/

Valeria Collina:

https://fb.watch/87y-FBeEbb/

Premio Marco Borradori a Daniele Finzi Pasca:

https://fb.watch/87z1IiKjca/

Nicola Gratteri, Peocuratore della Repubblica italiana:

https://fb.watch/87z3PLmUxj/

Hamid Mir su Osama Bin Laden:

https://fb.watch/87z5Mrljm_/

 

Servizio a cura di Monica Mazzei freelance culturale
[email protected]

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