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Dall'archivio:

20mila detenuti stranieri su un totale di 58mila: adesso basta. Di Andrea Pasini

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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Siamo stufi di continuare a pagare tasse su tasse, arrivate a livelli vessatori, che servono anche per mantenere i delinquenti stranieri reclusi nelle carceri in Italia e che mai sono utilizzate per migliorare i servizi utili ai cittadini perbene. Il messaggio deve essere chiaro e deciso: rispediamo  tutti i criminali stranieri detenuti nella carceri italiane a scontare la pena nei loro paesi. Lo prevede la convenzione di Strasburgo del 1983 che il nostro Paese ha sottoscritto. Con l’attuazione di questa norma si risparmierebbero circa 500 milioni di euro all’anno. Ma a distanza di 24 anni dalla ratifica nessuno incentiva questo strumento. In più, non ci sono accordi bilaterali con Marocco, Tunisia e Romania che sono in cima alla classifica delle presenze di detenuti rinchiusi nella patria galere nel nostro paese. Non è solo una questione di sovraffollamento. Vogliamo che i criminali stranieri detenuti  nelle carceri nostrane vengano rimpatriati e  che paghino  il loro debito con la giustizia a casa loro. Nel territorio nazionale su 58.759 detenuti presenti negli istituti penitenziari circa 19.900 sono immigrati. Chiediamoci quanto ci costa mantenere questi delinquenti qua in Italia e se forse non sia  arrivato il momento di rispedirli a casa loro per fargli scontare la pena ed evitare di pagare noi il loro mantenimento.

Fare il conto non è semplicissimo. L’Italia spende centinaia di milioni di euro all’anno per mantenere questa gentaglia straniera nella nostre patrie galere  che in buona parte potrebbero scontare la pena nei loro paesi d’origine. Il piano è pronto da decenni. Gli accordi per lo scambio ci sono, multi e bilaterali, stretti con quasi tutti i Paesi del mondo. Ma ancora nessuno incentiva questo strumento per svuotare le carceri  e i detenuti trasferiti, alla fine, sono così pochi che non vengono neppure conteggiati nelle statistiche sulla giustizia italiana. Percorrendo tutte le vie “ufficialissime” dei ministeri competenti Interno, Giustizia ed Esteri  è materialmente impossibile avere un dato su quanti abbiano usufruito di questa possibilità e diritto, come prevede la convenzione di Strasburgo del 1983 che l’Italia ha ratificato e inserito nel proprio ordinamento dal 1989 e via via allargato con una serie di accordi bilaterali. Il costo medio giornaliero di un detenuto  supera circa  i 300 euro. Insieme al vitto e all’alloggio ci sono da sostenere le spese per il mantenimento delle prigioni, gli stipendi degli agenti penitenziari, la manutenzione dei mezzi sempre più obsoleti utilizzati per le scorte e le traduzioni, quindi le spese sanitarie (farmaci, visite specialistiche e scorte di metadone), alle quali si aggiungono figure professionali come, tra gli altri, educatori e psicologi. Il ministero competente in materia di carceri e detenuti cioè quello della Giustizia prevede di spendere  per l’amministrazione penitenziaria nel 2018 circa 2.7 miliardi di euro. Dentro questa cifra ci sono i costi per le strutture, per i detenuti e per il personale. Il costo per ogni singolo detenuti si aggira sui  3.802 euro all’anno. Dunque i criminali immigrati pesano sul bilancio dello Stato per molti milioni di euro. Un vero e proprio salasso che potremmo e dovremmo risparmiare da subito. Una spesa altissima, insostenibile e che l’Italia non deve più pagare. Dobbiamo risparmiare questi soldi che spendiamo per mantenere i detenuti  stranieri  per investirli ad esempio in più risorse per le dotazioni della polizia penitenziaria, nella sicurezza, destinarli per la costruzione di  nuove strutture o per ammodernare quelle esistenti di strutture di reclusione, incentivare forme di rieducazione e reinserimento. Vanno immediatamente  rivisti e incrementati gli accordi bilaterali per trasferire immediatamente gli stranieri condannati anche quando non viene prestato il consenso. Il Ministro dell’Interno Matteo Salvini sono sicuro che  provvederà in tal senso, visto che ad oggi il numero di reclusi effettivamente rimpatriato è ben inferiore rispetto al numero dei provvedimenti di espulsione deliberati. Per contro, i detenuti italiani all’estero non superano le tremila unità. Una differenza che rende evidente quanto il saldo degli “scambi” sarebbe a favore dell’Italia e degli italiani.

Andrea Pasini 

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