Il gesto รจ unico e lascia il mondo con il fiato sospeso e tanto stupore misto a orrore. Il 25 novembre 1970, esattamente 50 anni fa, poco dopo mezzogiorno, lo scrittore e intellettuale giapponese Yukio Mishima commise seppuku (suicidio rituale) negli uffici del Ministero della Difesa giapponese, a Tokio, per protestare contro la decadenza della nazione e contro lโarticolo 9 della Costituzione imposta dallโinvasore Usa, che recita allโarticolo 9 che ilย โpopolo giapponese rinunciaย alla guerra come diritto sovrano della nazioneโ e per questo โnon saranno mai mantenute forze di terra, di mare, di aria e qualsiasi altra forza potenzialmente militareโ. La destituzione dellโimperatore, lโeliminazione della prerogativa della sua natura divina, la cancellazione della nobiltร , lโoccupazione militare e lโinstaurazione della democrazia erano, per lo scrittore di Tokyo, lโespressione della decadenza, della sottomissione, della fine della Tradizione nipponica e dello spirito del Bushido e dellโHagakure.
Un gesto estremo di ribellione mostrato al mondo con lโinchiostro e con il sangue. Con lโinchiostro perchรฉ il giorno stesso aveva consegnato al suo editore, con circa un anno di anticipo sui termini contrattuali, lโultimo volume della tetralogiaย Il mare della fertilitร , terminato a marzo con scritto, sullโultimo foglio, โ25 novembre 1970โ, quasi a voler dare il senso di un testamento spirituale. Un gesto rivendicato con il sangue perchรฉ il seppuku suggellรฒ una volontร e un esempio. Come disse in precedenza, il suicidio โpermette di cambiare la propria vita in un istante di poesiaโ.
Dopo essere entrato nella caserma Ichigaya (quartier generale delle forze di autodifesa) insieme con quattro suo fidati compagni della Tate no kai (La lega dello scudo), piccola milizia privata composta di cento giovani uomini, occupa lโufficio del generale Masuda, che legano a una sedia. Mishima dalย balcone arringa migliaia di militari, e viene ripreso da tv e da fotografi. Fu il suo ultimo discorso, nel quale esaltรฒ lo spirito delย Giappone, lโimperatore, ed espresse la condanna della Costituzione del 1947ย e delย trattato di San Francisco (prevedevano la rinunzia allโesercito e la difesa affidata agli Usa). Le sue ultime parole furono: โDobbiamo morire per restituire al Giappone il suo vero volto! ร bene avere cosรฌ cara la vita da lasciare morire lo spirito? Che esercito รจ mai questo che non ha valori piรน nobili della vita? Ora testimonieremo lโesistenza di un valore superiore allโattaccamento alla vita. Questo valore non รจ la libertร ! Non รจ la democrazia! Eโ il Giappone! Eโ il Giappone, il Paese della storia e delle tradizioni che amiamoโ. Piรน che di nazionalismo o di patriottismo si deve parlare di fedeltร alla Tradizione giapponese, ai suoi codici di comportamento, alla visione superiore, alle sue leggende, miti, riti, simboli.
Finito il discorso, peraltro disturbato dalle grida di alcuni militari e dal rumore di un elicottero che volteggiava sulla palazzina della caserma, Mishima rientrรฒ e commise seppuku. Il suo fidato Masakatsuo Morita, uno dei quattro giovani che lo accompagnavano era alle spalle dello scrittore e vibrรฒ prontamente un colpo di katana per tagliargli il capo, come previsto nella pratica del suicidio rituale dei samurai ma sbagliรฒ e non riuscรฌ nellโintento. Il sangue, intanto, si spandeva sul pavimento e intervenne un altro componente della Lega degli scudi, Masayoshi Kaga, che con un colpo netto concluse il rito. Morita, per cancellare la vergogna che derivava dal suo errato gesto, si suicidรฒ con il seppuku.
Mishima era il massimo scrittore di successo giapponese, il piรน tradotto, il piรน studiato, quello maggiormente invitato nel mondo per conferenze e lezioni nelle universitร . Quattro volte candidato al Nobel per la letteratura, era molto seguito. Fin da giovane, a 24 anni, ebbe un grande successo con il suo primo romanzo,ย Confessioni di una mascheraย c divenne il simbolo della restaurazione dellโideale tradizionale, contro la globalizzazione, la massificazione, la democrazia moderna a stelle e strisce. Nelle sue opere emergono questa visione del mondo come riflesso dellโamore per la Tradizione e per lโimperatore. Imperatore inteso non come personaggio politico o massimo rappresentante dello Stato, ma come espressione divina del Giappone. In 45 anni di vita ha scritto oltre quaranta romanzi, diciotto opere teatrali, venti volumi fra novelle e saggi. Un approccio interiore che si completava con una visione plastica, di cura del corpo. Lo spirito e lโazione, il pensiero e lโatto.
Il giudizio su Mishima รจ vario. Il giorno dopo lโavvenimento, sui giornali giapponesi cโerano i commenti del primo ministro nipponico, Eisaku Sato, che definiva โpazziaโ quel gesto, per liquidarlo come una insensatezza, con lo scopo di sminuire Mishima. Il segretario di Stato Nakasone rimarcรฒ la necessitร di tenere a bada gli estremisti perchรฉ con queste azioni mettevano a rischio la democrazia e la Costituzione. Il โMainichi Shimbunโ, quotidiano con tiratura di milioni di copie, sottolineรฒ che si trattรฒ di un โatto di folliaโ.
Il โpoema dellโabbandono del mondoโ, scritto secondo la forma classica in 31 sillabe, era lโultimo biglietto che lasciava un samurai. Quello scritto da Mishima recitava:ย โLa vita umana รจ breve, ma io vorrei vivere per sempreโ.
Dalla critica รจ definito solitamente un esteta, un dandy, come Montherlant, definito un conservatore decadente (Moravia), un nazionalista. Nessuno fa riferimento al mondo della Tradizione. Questa sua adesione alla Tradizione, questo richiamo al Mito, questa aderenza allโetica dei samurai, dimostrano bene perchรฉ Mishima rimarcava la sua distanza dalla politica. Combatteva la sua battaglia per una visione del mondo tradizionale, contro il mondo moderno. E suggellรฒ la sua lotta con un atto estremo.
di Gennaro Malgieri (da www.barbadillo.it)