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Politica (s)vitalizi e altri rimedi- di Massimo Mattia

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Prima di entrare nel vivo dell’articolo è doverosa una premessa. Chi scrive non ha incarichi istituzionali, ma ha un ruolo civico – politico. Ha in prima persona iniziato il suo impegno ormai 5 anni fa. Prima solo parlando e avvicinandosi alle questioni cittadine del luogo in cui viveva, poi una volta tornato nella sua città natale, Magenta, vedendo che la politica lo appassionava, ha cercato la sua “casa politica”. Non avendone trovata alcuna, insieme ad alcuni ragazzi, giovani uomini e vecchie guardie, ha contribuito a rifondare qualcosa che era scomparso.

Qualcosa che ora è suo, loro e di tutti; sapendo che non sarebbe stato facile, sapendo che li avrebbero attaccati, criticati (a torto o a ragione), ma traendo soddisfazione nel far rinascere e crescere qualcosa di importante che rappresenta non solo ideali, ma anche una visione del mondo proiettata verso il futuro, senza perdersi il presente, nel rispetto di un passato che è stato, ma che non deve essere la nicchia in cui rifugiarsi. Ed ecco quindi il punto di vista di una persona che la politica la vive in piccolo da dentro, sul palco e dietro le quinte, senza nessun ritorno economico di sorta, su un argomento spinoso: i vitalizi. Parola che ultimamente, soprattutto grazie ad un’ondata di antipolitica dilagante, ha preso un’accezione negativa. Totalmente negativa.

La maggior parte delle persone, prese dai problemi quotidiani, ha cominciato ad assorbire quest’odio gonfiato di rabbia e frustrazione pensando che il vitalizio fosse l’ennesimo riconoscimento immeritato e “rubato” alle loro vite. Ma se non fosse così? Se cominciassimo a cambiare visione? Una visione sicuramente diversa, controcorrente per alcuni versi. Se continuassi dicendovi che i vitalizi sono uno strumento, non solo utile, ma persino necessario. Se si cominciasse a pensare che non tutti quelli che fanno politica appartengono a famiglie storiche, nobili o altolocate? Se affermassi che la politica è – o dovrebbe essere – per tutti e che strumenti come i vitalizi non sono solo necessari, ma devono essere presenti in un sistema democratico per farla rimanere tale? Allora si scardinerebbe un paradigma moderno proveniente da uno storico di giustizialismo senza regole, volto a delegittimare il “politico” – e la Politica in generale – come un qualcuno e un qualcosa che notoriamente “non fa un cazzo”e “non serve a nulla”.

Ricordiamoci però che la politica ha una sua Dignità e una sua Funzione, a livello locale e nazionale, le nostre città e le nostre vite vengono influenzate da decisioni, idee e visioni politiche, passate e future. Pensare il contrario sarebbe limitante ed estremamente scorretto.

Intanto nel mondo si sente sempre parlare di politica sporca, di politici ladri, nullafacenti, spreconi e forse qualcuno è così. Ma molti di loro no. Qualcuno ha un lavoro non legato alla cosa pubblica, una famiglia, un compagno/a e toglie loro il tempo, l’attenzione, per una passione e un dovere civico, perchè la politica è anche questo, forse ce ne dimentichiamo troppo spesso. Qualcuno di loro torna a casa dopo una giornata di scazzi e si mette a lavorare perchè ha in mente un’idea di città, di qualsiasi colore sia e vuole che quest’idea si realizzi.

Non ci sono soldi in ballo, se non quelli che vengono messi di tasca propria. Solo sogni, passione e prospettive. Poi magari qualcuna di queste persone è davvero apprezzata, è brava, ha la giusta rete (perchè le “conoscenze” sono il network – per dirla all’inglese- necessario) in senso positivo, la stessa rete che ultimamente viene denigrata a causa di alcune storture quali ministri eccentrici che assumono le loro mamme (nda: non è completamente colpa sua: ricordate che viviamo in un Paese che definisce “bambina” una ragazza di 26 anni) o perchè i politici assumono “amici” in incarichi particolari.

Tralasciando il fatto che il solo conoscere e fidarsi di una persona non vuole dire essere necessariamente suo amico, il network o, in italiano, le conoscenze sono importanti quanto le capacità: entrambe si possono acquisire e possono cambiare nel tempo. Il network è quello che viene definito oggi da aziende, università e privati una risorsa. Non dimentichiamo che in ogni azienda o in ogni gruppo di lavoro pubblico o privato, quando cambia la dirigenza, il dirigente è obbligato spesso a circondarsi di persone che non conosce e quindi sceglie dal suo network delle persone di cui si fida per alcuni posti chiave: è il peso della leadership, diversa dal leaderismo personalista. Tutto questo lo dimentichiamo quando si parla di politica, innalzandola ora a sacro ora a profano.

Ma la politica è cosa terrena, raramente può essere bianca o nera. Secondo il pensiero antipolitico dominante i politici dovrebbero essere tutti sconosciuti che lavorano insieme solo per competenza. Un team del genere in una sfida grande come dirigere un Paese si sgretolerebbe sotto il peso delle responsabilità. Una volta eletto il politico e le altre persone che verranno scelte nella sua squadra lasciano i loro lavori, perchè se vieni scelto per fare politica ad un certo livello e lo fai con cuore e cervello, non non hai il tempo di fare tutto; per quelli che poi ci riescono, buon per loro. Se oggi dovessi lasciare il tuo lavoro per anni, però, nessuna azienda manterrebbe il tuo ruolo per 4 o 8 anni. Se smettessi di esercitare avvocatura (come dovrebbe succedere) i clienti persi non ti verrebbero restituiti per magia. E’ pensabile quindi che sia davvero così facile trovare un lavoro o ricrearsene uno? Se hai fatto il politico per 8 anni, potresti avere sicuramente delle porte aperte, ma altre possono essere state chiuse dagli eventi. L’esperienza maturata da vantaggi ma anche svantaggi di cui è necessario tenere conto, uno tra tutti: il tempo che avresti potuto dedicare alla tua professione non c’è più, devi ricostruirti tutto. A questo servono i vitalizi. per questo non sono solo utili ma necessari: sono un riconoscimento.

Un riconoscimento alla persona che ha dedicato la sua vita alla Cosa Pubblica, che ha ricevuto tanto e ha sacrificato tanto. E’ possibile discutere il metodo, la quantità di soldi erogati, gli accumuli di vitalizi (c’è chi ne ha 2 o 3: assurdo). Ma non possiamo svilire e disconoscere ciò che sono e il motivo per cui sono stati creati: un riconoscimento del Paese, del Popolo ad una vita che si è dedicata a cercare di servirli al meglio.

NdA: Ho parlato solo al maschile per evitare i continui lui/lei che onestamente non aggiungono né tolgono nulla all’articolo, valido anche al femminile: la politica è per le persone, siano esse donne o uomini, non me ne vogliano i paladini del “polemicamente corretto”.

Massimo Mattia

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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