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‘Lupi nel Parco Ticino? Documentati da Mario Comincini fino al 1808’. La polemica (uno)

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Sul ritorno del lupo nel Parco Ticino si è fatto un gran parlare, dopo l’articolo sul Corriere ripreso da Ticino Notizie e molti altri. Ieri ci è pervenuta una lunga nota del docente universitario Michele Corti, persona dal curriculum politico interessante: 61 anni, di estrema sinistra in gioventù, aderisce negli anni 80 alla Lega Lombarda e diventa consigliere e assessore regionale in Lombardia. Oggi capeggia il fronte dei critici verso il ritorno del lupo. Anzitutto, prima di entrare nel merito delle sue critiche a villa Castiglioni (in un pezzo successivo), pubblichiamo l’estratto del suo lungo intervento dedicato agli studi del noto storico abbiatense Mario Comincini

All’inizio dell’Ottocento Napoleone, sovrano del Regno d’Italia, volle rinverdire i fasti dell’epoca viscontea e sforzesca introducendo molta selvaggina. Grazie all’inviolabilità della riserva i lupi “proliferavano” come lamentavano non solo i podestà di alcuni comuni ma lo stesso vice-prefetto di Vigevano. Il 6 gennaio 1810. Il podestà di Vigevano chiedeva che si possa cacciare anche nella riserva reale, nei boschi della valle del Ticino poichè una quantità straordinaria infesta le campagne circostanti, tanto che non passa giorno che siano avvistati anche presso la città; di notte divorano i cani a guardia delle cascine della periferia. Questa e molte altre notizie sono riferite da Comincini e Oriani (2).

 

Questa osservazione di autorità pubbliche importanti, le cui affermazioni difficilmente possono essere liquidate come fantasie, sono di grande interesse perché mettono in discussione l’assunto che vorrebbe il comportamento antropofago del lupo legato a contingenze particolari, nella fattispecie, alla mancanza di prede selvatiche. Nella riserva reale di caccia di Vigevano la selvaggina, specie dopo le immissioni di Napoleone, abbondava. Eppure i lupi si avvicinavano agli abitati con intenti predatori. Un fatto che induce a ritenere che qualora il lupo avesse la possibilità di predare senza rischio gli umani (come avveniva per i bambini soli al pascolo), e si riabituasse a farlo, tornerebbe a diventare un pericolo. Avvisaglie di aggressioni alle persone (adulte), veri campanelli di allarme, sono state registrate in Italia negli ultimi anni (significativo il caso di un uomo che non lontano da Torino, a gennaio di quest’anno, è stato aggredito da un lupo mentre difendeva il suo cane vai all’articolo di Ruralpini).

Di seguito riportiamo le “microstorie” ricostruite da Comincini (nella foto sotto) e Oriani riferite ai soli comuni dell’attuale parco del Ticino, quello diretto dal “fenomeno” Peja, che retrodata di ben 3-4 secoli la scomparsa del lupo nel “suo” parco.

STUDIO SALLY
Abbiategrasso – Aperta la rassegna enogarstonomica Abbiategusto con la prima delle iniziative collaterali che porteranno alla vera e propria rassagna del prossimo fine settimana. Cinque chef della zona hanno gareggiato preparando una minestra secondo un’antica ricetta ritrovata e spiegata dallo storico locale Mario Comincini, oltre settanta le persone semplici cittadini che hanno partecipato alla degustazione e decretato la minestra migliore
nella foto lo storico Mario Comincini
foto Roberto Garavaglia – Studio Sally

 

Abbiategrasso. 
1655. Il tenente generale delle cacce organizzò delle battute in seguito all’uccisione di 17 persone da parte dei lupi.

Besate. 
13 dicembre 1787. I fratelli Brusati chiedono di incassare il premio per l’uccisione di un lupo.

Robecchetto con Induno. 
4 giugno 1801. Funzionari pubblici e un chirurgo visitano il cadavere di un bambino di 9 anni attaccato da un lupo mentre rientrava dal pascolo

Besnate. 
9 giugno 1809. In un avviso a stampa il prefetto di polizia del dipartimento dell’Olona segnala che un lupo ha divorato un giovinetto.

Gallarate. 
1801-1805. Nella zona tra Casorate e Arsago i lupi sbranarono una bambina. 25 giugno 1812. il viceprefetto ordina ai sindaci del distretto di Gallarate una caccia generale: “al fine di esterminare i feroci lupi che anidano ne’ boschi circonvicini e che infestano le campagne sbranando alcuni fanciulli”.3 agosto 1812. Il prefetto di polizia del dipartimento dell’Olona iatituisce premi straordinari e invia 50 copie di avvisi a stampa relativi dal momento che: “è infestato questo dipartimento [provincie di Milano, Monza, Pavia e Varese] e specialmente il distretto di Gallarate da lupi che attentano alla vita de’ fanciulli parecchi de’ quali caddero già vittima della loro voracità”.

Lonate Pozzolo. 
1676. I lupi hanno sbranato tre banbibi rispettivamente di 9, 10 e 11 anni. 

Somma lombardo. 
24 luglio 1792 il magistrato politico camerale [sorta di ministro dell’economia] ordina qui come altrove la realizzazione di fosse per intrappolare e uccidere i lupi e per ogni esemplare catturato promette un premio di 150 zecchini. 5 agosto 1802. Nei boschi di Somma un lupo uccide Pasquale Oriboni di 7 anni. Il vice prefetto di Varese descrive le ferite riscontrate in sede di autopsia del cadavere e scrive che i lupi hanno attentato anche alla vita di altri fanciulli.

Vizzola Ticino. 
7 febbraio 1648. Carlo Balino di 23 anni muore in seguito ad un attacco di lupi. 
8 maggio 1650. Giovanna Pasquina di 8 anni viene uccisa e quasi completamente divorata dai lupi. 
19 luglio 1650 Stefano de Borini di 8 anni viene ucciso dai lupi. La parte anteriore del corpo è divorata. 
26 aprile 1655. Ambrogio de Zocchi di sei mesi viene ucciso da un lupo. 
19 giugno 1808. Giuseppina Boretti di 13 anni mentre al pacolo giocava con le compagne e raccoglieva funghi lungo il Ticino viene portata via e divorata da una bestia. Il cadavere è ispezionato dall’autorità giudiziaria. 

Garlasco. 
12 novembre 1809. Il podestà ritiene difficile lo sterminio dei lupi causa le limitazioni legate al regolamento sul porto d’armi e la presenza delle riserva reale. 
9 settembre 1813. Il podestà segnala al vice prefetto di Vigevano che sono stati avvistati tre lupi e altri lupicini. 
1 ottobre 1813. Il viceprefetto di Vigevano informa il prefetto che nei boschi della riserva reale vi sono gramdi quantità di lupi che di notte si spingono nelle camnpagne vicine. 

Pavia.  1811.  Si ricordano “stragi fatte dai lupi” in un testo sulla fauna italiana del 1872 (E.Cornalia) 

Vigevano. 
28 orttobre 1808. Il viceprefetto vauta troppo dispensiosa una caccia generale poiché vi sono troppi boschi e suggerisce di puntare sui premi agli uccisori dal momento che “robusti paesani sacrificherebbero di buon grado molte notti per guadagnarseli”.
6 gennaio 1810. Il podestà chiede che si possa cacciare anche nella riserva reale, nei boschi della valle del Ticino poichè una quantità straordinaria infesta le campagne circostanti, tanto che non passa giorno che siano avvistati anche presso la città; di notte divorano i cani a guardia delle cascine della periferia. 
14 agosto 1813. Il podestà informa il prefetto che una “prodigiosa” quantità di lupi si annida nella valle del Ticino e che quasi tutti i giorni attaccano le cascine predando bestiami e pollami con il rischio che siano vittime anche i fanciulli.

Zerbolò. 10 ottobre 1807. Il vice-prefetto di Vigevano segnala la presenza dei lupi nell’alta costa e nella valle del Ticino. Ipotizza che i branchi seguano i greggi transumanti ma sostiene che si riproducono in pianura pur non potendo prolificare a causa della caccia condotta dai contadini “che in gran numero sanno bene adoperare il fucile”.

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