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Luciano arrivederci

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Il cordoglio di TN nelle parole del nostro Emanuele Torreggiani per la scomparsa di Luciano Rolli, figura della Magenta ‘old style’  con il suo storico bar dirimpetto alla vecchia rimessa dell’Atm

Che fosse un bar, un caffè, un tavolo verde all’ora consueta del sonno, fu, per i tempi in cui s’aprì, grande la nomea del Bar Rolli. Via Milano. Dirimpetto la rimessa ATM, con quegli ampi portoni a sempiterno spalanco, dove il serpentone costante delle doppie corriere caricava e scaricava migliaia di pendolari che si disperdevano nei meandri delle aziende facendo di Milano la Gran Milan.

Ancora, nelle immagini che si serbano da qualche parte, ed in caso di morte ritornano, la teoria degli operai in tuta blu, l’alba li coglieva al bancone zincato, con il grigioverde d’ordinanza o ancora un caffè col bianco e negli occhi la profonda giornata.

Con l’istintiva simpatia del suo carattere, Luciano Rolli, andato in avanguardia in queste ore dopo anni che gli sono stati lunghi causa una malattia debilitante, in breve conobbe nomi cognomi e ancora soprannomi che salutava con quella ilarità spontanea sua propria. Ridente. Così, da uomo pubblico, e chi più di un barista alla sua recita ogni giorno, entrò ben presto a riconoscersi di là d’ogni anonima caffetteria. Bar tabaccheria rilevata dal precedente gestore Colombo che fu burbero di gran razza padana. Lo rinnovarono il locale dotandolo di un impianto musicale e di due porte a vetri prive di telaio. Che sembrerà niente, oggi. Ma sul crinale tra i Settanta e gli Ottanta era meraviglia e sciccoseria. Luciano e Sante, i fratelli Rolli. E il Vittorino, alla casa del Formaggio in piazza Liberazione. E ancora era un locale dalla doppia vita, la mattina con il traffico dei pendolari e al pomeriggio con l’aperitivo serale. Il brunch, o come si dice adesso l’apericena, veniva imbastito lungo il bancone in un trionfo da mangiatoia pantagruele. Non pochi videro lì, allora, ananassi e mango e papaye che venivano smascellati con circospezione per l’esotico gusto. La cassa surriscaldava. Luciano, abile e generoso, sapeva offrire un aperitivo fidelizzando, così si dirà oggi, il cliente per i prossimi dieci. Poi, sempre con la sopravvenuta della notte, la saletta sul retro dove si imbastiva il tavolo verde. Si giocava alle carte. E le carte si giocano con la puglia. Altrimenti gli è chiacchiera da circolino. Collimavano lì i giocatori della città e dei paesi e dalla metropoli per tornei notturni che fiaccavano nella sconfitta ed esaltavano nella vittoria. Che, per il contrappasso ch’è poi statistica, nessuno vince mai per sempre come l’altrettanto nessuno perde mai per sempre, quindi, in sostanza, l’era un giro soldi molto simile al giro pizza. Andavano e ritornavano. E, come si sa, nel giringiro qualcosa si perde sempre, se non altro per l’inerzia. Le carte smazzavano in un fumo lento e denso. Poi…, poi le cose cambiano. Le fratellanze si dividono, s’imbastiscono nuovi progetti, prospettive. S’arrischiano riuscite. E intanto la vita vive il suo corso. Si invecchia. Si va a letto presto. La società nel costume tramonta per altre inquadrature. Luciano Rolli, coadiuvato dalla moglie Rita, della cui paziente educazione si ha certezza sino al cielo, e dalle figlie Silvia e Marina, ha condiviso il timone del locale sin quando gli è riuscito. Sino alla costrizione di un imposto ritiro che gli sarà costato, così indispensabile per lui il rapporto umano. Le poche volte che negli ultimi anni arrischiava una breve seduta dietro la cassa della tabaccheria, gli s’allargava il volto in un sorriso di puro piacere sia ai suoi clienti quanto allo sconosciuto. Se n’è andato. Alla sua famiglia, che ci ha visti giovani e invecchiare, giunga l’espressione del nostro fermo cordoglio.

Emanuele Torreggiani

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