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I Comuni dell’asse del Sempione dicono NO alla “nuova invasione” di richiedenti asilo

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Nerviano, Parabiago e San Vittore non aderiscono al “protocollo Lamorgese”. Cozzi, Cucchi e Vercesi in coro: “No allo scaricabarile sui sindaci, siamo l’ultimo anello della catena”

Il sindaco Cucchi primo cittadino di Parabiago

 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO, PARABIAGO – Questa mattina, presso la Prefettura di Milano, alcuni comuni della Città Metropolitana hanno sottoscritto, alla presenta del Prefetto Luciana Lamorgese e del Ministro degli Interni Marco Minniti, il “protocollo per l’accoglienza equilibrata, sostenibile e diffusa dei richiedenti la protezione internazionale”. Un protocollo al quale i comuni di Nerviano, Parabiago e San Vittore Olona non hanno aderito perché da sempre dubbiosi e preoccupati della difficile gestione, economica e sociale, riversata sugli enti locali. I tre Sindaci hanno scritto al Prefetto comunicando le motivazioni che li hanno portati a questa scelta:

“Le motivazioni per le quali le nostre Amministrazioni non intendono sottoscrivere lo schema di protocollo per l’accoglienza -spiegano Massimo Cozzi, Raffaele Cucchi e Marilena Vercesi – non vanno intese come un atteggiamento di mancata attenzione a questa problematica, ma hanno ragioni molto più articolate e complesse, riconducibili ad attuali e peculiari situazioni presenti nelle nostre realtà locali. Nella nostra missiva, infatti, abbiamo fatto presente al Prefetto le già grandissime difficoltà che le nostre Amministrazioni riscontrano nel dare risposte reali e concrete ai bisogni dei concittadini che versano in gravi difficoltà sociali ed economiche. Nonostante la mancanza di risorse, è un lavoro quotidiano che riusciamo a gestire, con fatica, anche grazie alla collaborazione con le associazioni locali, ma questo dovrebbe rappresentare, a nostro parere, già motivo di riflessione sulla situazione in qui gli enti locali stanno operando… come si può pensare di riuscire a dare risposte vere all’emergenza? Inoltre, i nostri territori sono riconosciuti da Regione Lombardia come ‘territori ad alta tensione abitativa’, quindi ad elevata popolazione che si traduce in una più complessa gestione delle problematiche legate alla sicurezza, ai servizi e all’assistenza.

 Entrando nel merito della richiesta di accoglienza dei migranti -proseguono i tre Sindaci dell’Alto Milanese- crediamo fortemente che nel protocollo firmato oggi, manchi un presupposto indispensabile che garantisca una corretta collaborazione all’accoglienza, ovvero che sia un patto reciproco tra Prefettura e Comuni. Con questo intendiamo dire che l’accoglienza non può limitarsi a un impegno a senso unico a carico delle Amministrazioni locali, ma debba prevedere un impegno anche da parte del Governo. Per esempio, gli Enti locali per far fronte alla gestione dell’accoglienza, dovranno impegnare personale comunale da dedicare a queste attività, risorse che, ad oggi, risultano già limitate e sotto organico per noti motivi di finanza pubblica, una situazione che permette ai nostri comuni di governare esclusivamente l’ordinario. Anche nell’ambito del reperimento delle unità abitative, le nostre Amministrazioni hanno sempre maggiori difficoltà a dare risposte concrete ai numerosi cittadini che non sono in grado di far fronte alle necessità primarie e del vivere civile, tra queste, appunto, la casa. Di conseguenza non comprendiamo come, a fronte di questa già pressante emergenza abitativa territoriale, le nostre amministrazioni possano farsi carico anche di questa nuova, impellente e gravosa richiesta, concepita come prioritaria rispetto alle necessità dei nostri concittadini.

 Altro elemento critico: nutriamo forti dubbi in merito ai criteri per la definizione del numero dei richiedenti asilo da accogliere. Il protocollo non offre, infatti, alcuna garanzia sul numero complessivo dei migranti da assegnare ai nostri comuni, dato che il fondo nazionale delle politiche sociali risulta variabile in funzione dei richiedenti asilo (art. 1 e art. 4 del protocollo in oggetto).

 Infine, relativamente alla durata del protocollo, non ci sembra condivisibile la validità temporale proposta in quanto, l’accordo, non tiene conto della durata media per l’acquisizione dello status del rifugiato/richiedente asilo, comprensivo dell’appello. Cosa potrebbe accadere alla conclusione dei progetti di accoglienza se ad alcuni migranti non verrà riconosciuto lo status di rifugiato? Non c’è forse il rischio che queste persone permangano sul nostro territorio senza alcun controllo? Riteniamo, quindi, che il protocollo debba necessariamente disciplinare e assicurare l’iter da adottare nel momento in cui i soggetti accolti vedano venir meno i requisiti per la legale permanenza sul territorio, questo al fine di evitare che anche tale situazione gravi sui soli Sindaci, ovvero sui cittadini dei nostri comuni… ultimo anello della catena!”.

 

 

 

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