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Dall'archivio:

Guido Ceronetti, il Messia, Adelphi e la Meraviglia- di Emanuele Torreggiani

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Meraviglioso
Ci sono giornate che s’aprono, spalancano alla meraviglia che in quell’istante sazia. Si sa, essa se oggetto, ella se la s’intende con la mano sua propria: femminile, la meraviglia, è epifanica. No, non intendo il cielo con le nubi che vanno lievi e grevi, quasi crittogrammi tutti ancora da decifrare e poi intendere, che un senso compiuto l’avranno, e forse l’hanno già in se stesse, come di nebulose di infiniti spazi e sovrumani silenzi. E neppure il sesso così adolescenziale, per la sua terrena fatica a meccano di consueti incastri ginnici, sia pure propositivo di un abisso dal quale sorgemmo. No, no, e neppure il cibo, di cui la ghiottoneria senile della nostra più che tarda società, elegge a priapismo intestinal-commerciale: tutto ciò che si compra lo si butta, prima o poi, ed il cibo comprato già l’indomani lo si defeca. Cloaca maxima. Qui si scorge in nuce la grandezza di un impero. No. No. E no. Con passo misurato, sgambo un metro, l’occhio miope scorge, assiso tra le pochezze grafomani di una libreria aperta al pubblico anche alle prime ore, un tascabile, così che t’accompagni per l’ovunque, a firma di Guido Ceronetti. Ora, la mia manciata di lettori, tutto sa e meglio di chi scrive, come Guido Ceronetti sia scrittore di rango. L’acquisto, che si fa sin da subito eredità, qualcuno, nei tempi che mi saranno postumi, leggerà: purtuttavia, malgrado tutto.

Messia, questo il titolo del libro. Poche pagine, nessuno se ne spaventi, usi, come si è, a considerare un libro alla libbra, quanto carne, pesce, verdure. Così, ancorato all’istante da questo libro, da cui la meraviglia che fa titolo, e voi sapete che l’istante non lo si misura al cronografo, quello tutt’al più macella secondi, l’istante si occupa di secoli, millenni, passati e presenti già metastasi di futuro, ecco dunque, nell’istante della prima riga aprirsi la meraviglia, sarebbe potuto temporalar o, con rincretinimento semantico: esser bombardati da bombe d’acqua a testata multipla, non importerebbe. Ecco la meraviglia di una scrittura ch’è lo scrivere.

Ai miei lettori propongo la brevità adamantina di un incipit, che poi se lettura sarà sia a discrezione: “Raccolgo qui per pochi (i molti non sono per la poesia, altro che nulla; ai molti vanno le canzoni, la propaganda, la democrazia)…”. Grandissimo. Il meraviglioso.
Guido Ceronetti “Messia”, Adelphi.

Emanuele Torreggiani

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