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A pugno alzato contro la tempesta: in morte di Gian Piero Bersani

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TURBIGO – Io l’ho conosciuto bene il compagno Gian Piero Bersani. La sua pagina di facebook lo disegna com’era. Ha abitato nell’ultimo ventennio a Turbigo. Si era spostato da Bareggio, dove aveva animato la politica locale per anni (era stato segretario di sezione e candidato provinciale per Rifondazione Comunista), per arrivare poi a Turbigo dove non aveva mancato di far sentire la sua presenza all’interno delle iniziative di quelli che furono i partiti della sinistra storica. Lui era sempre rimasto lo stesso: il pugno sinistro alzato contro la tempesta! Gli altri no.
Ebbi modo di conoscerlo circa vent’anni fa a ‘Città Oggi’: distribuiva il settimanale nelle edicole del Castanese, del Magentino, della Statale 11 e il suo lavoro era meticoloso. Non mancava mai di dare suggerimenti, oppure di segnalare se qualche edicola non esponeva la locandina.
Ricordo una vicenda che segnala la generosità dell’uomo e il rispetto che da allora gli ho sempre riconosciuto. Un lunedì sera (il settimanale si impaginava nei giorni di lunedì e martedì, per arrivare nelle edicole il mercoledì pomeriggio) i computer andarono in tilt. Eravamo fermi, nessuno di noi sapeva dove mettere le mani, oltre al fatto di togliere e rimettere le alimentazioni. Arrivò Bersani che sapevamo avere una maggiore conoscenza delle macchine di noialtri che venivamo da un altro mondo, mentre lui aveva sempre bazzicato nel campo al punto da fondare un antesignano ‘Corriere Altomilanese’, perché aveva capito che tale area era sprovvista di un foglio informatore. D’altra parte la ‘Prealpina’ – alla quale aveva collaborato per anni come corrispondente locale – aveva una mezza pagina sul Castanese (ancora oggi è così) e, al tempo, non c’era altro prima che arrivassero i settimanali. Dicevo di quel stramaledetto lunedì. Eravamo in panne: Gian Piero si mise lì, lavorò tutta la notte del lunedì e lo ritrovai lì il martedì mattina a dirmi che le macchine erano pronte e che il giornale poteva continuare ad essere impaginato così da essere puntuale nelle edicole. Non ebbe neanche una lira per tale lavoro, se non la rogna di essere disturbato in seguito quando qualche computer faceva i capricci.
Anni dopo lo ritrovai a Turbigo dove si era trasferito. Era rimasto vedovo e non stava vivendo uno dei suoi momenti migliori. Ma non ha mai abbassato il capo. Aprì un negozio di ‘Riciclo cultura’, del quale è rimasta l’insegna in Via Roma, ma non ebbe il successo sperato. Andai a trovarlo una volta: era entusiasta del suo lavoro! L’ho rivisto qualche estate fa al distributore di Via Novara su una Kawasaky, ma faceva fatica a controllare la pressione delle gomme. Aveva sempre in bocca una stramaledetta sigaretta e una battuta me la regalava sempre, sempre pungente, sempre sulla stessa frequenza. Ciao compagno!

La foto è del tempo in cui era a Bareggio

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